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Un museo di antichità nella Padova del Cinquecento. La raccolta Marco Matova Benavides all'Università di Padova

Giorgio Bretschneider

A cura di Favaretto I. e Menegazzi A.
Roma, 2013; br., pp. 330, ill., tavv., cm 25x28,5.
(Collezioni e Musei Archeologici del Veneto. 47).

collana: Collezioni e Musei Archeologici del Veneto

ISBN: 88-7689-278-8 - EAN13: 9788876892783

Soggetto: Collezioni,Cultura del Viaggio,Saggi e Studi sull'antichità,Scultura

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Luoghi: Veneto

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.27 kg


L'Antichità è una cosa sacra e venerabile ch'aggiongie dignità e veneratione ovunque ella si sia.
Con queste parole il 10 aprile 1695 Andrea, pronipote di Marco Mantova Benavides fondatore della collezione, si accinse a stendere l'accurato Inventario grazie al quale abbiamo conoscenza della collezione di famiglia. In realtà la raccolta di Marco (1489-1582) non era semplicemente una collezione d'arte e di antichità, come si desumerebbe dalle parole introduttive di Andrea, ma in essa sculture, quadri, disegni, vasi, lucerne ed altre opere d'arte si trovavano insieme a conchiglie, minerali, fossili d'ogni genere, animali esotici, curiosità della natura o prodotti dalla mano dell'uomo. Il museo di Marco nel suo insieme non appariva lontano dalle "Kunst- und Wunderkammern" di stampo mitteleuropeo, anche se predominante era lo spazio lasciato agli oggetti d'arte antica o rinascimentale, che anzi da quel confronto diretto con il mondo della natura ne uscivano valorizzati come prodotti dell'umana capacità e sensibilità.
Quanto di quel museo è giunto sino ai nostri giorni ed ora conservato all'Università di Padova, Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte, è ora integralmente pubblicato in questo catalogo. Dopo una parte storico-introduttiva sul fondatore Marco, le opere sono raggruppate secondo categorie tipologiche e cronologiche (sculture antiche, sculture all'antica, sculture rinascimentali, ceramiche antiche e vasi rinascimentali) ciascuna della quali è introdotta da uno o più saggi di approfondimento.
Nel catalogo, in testa a ciascuna scheda, ove identificata, è riportata la descrizione dell'opera tratta dall'Inventario del 1695, la quale funge da raccordo tra il passato ed il presente guidando, ove possibile, il lettore al riconoscimento di quanto, purtroppo poca parte, si è salvato dell'antica raccolta. Chiudono il volume una serie di saggi dedicati all'allestimento della collezione e ad interventi di conservazione e di diagnostica sulle opere.

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