Responsabilità degli amministratori di società e ruolo del giudice. Un'analisi comparatistica della business judgement rule
Giuffrè Editore
A cura di Amatucci C.
Milano, 2014; br., pp. X-206, cm 17x24.
(Quaderni di Giurisprudenza Commerciale).
collana: Quaderni di Giurisprudenza Commerciale
ISBN: 88-14-18306-6
- EAN13: 9788814183065
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.3 kg
"Nelle società commerciali la legittimazione degli amministratori nella conduzione degli affari sociali deve essere considerata assoluta quando la loro azione è conforme alla legge. Il giudice non è legittimato a sostituire la propria valutazione a quella degli amministratori. [...] Ciò non significa che la decisione degli amministratori sia stata corretta nel caso di specie. Valutazione che esula dal nostro potere. La Corte si limita a stabilire che la decisione è parsa opportuna agli amministratori e le allegazioni di chi la impugna non dimostrano frode, illiceità o conflitto di interessi nel processo decisionale" (SHLENSKY V. WRIGLEY, 237 N.E. 2d, 776, 777-778 - Ill. App. 1968). Sono trascorsi più di quattro decenni da questo arresto della Corte d'Appello dell'Illinois del 1968 e la c.d. Business Judgment Rule resta più che mai viva e dibattuta nella giurisprudenza e nella letteratura dei principali ordinamenti societari. Alla dottrina della Business Judgment Rule, sempre più invocata anche nelle sentenze italiane di merito e di legittimità, è affidato il difficile compito di individuare il giusto punto di equilibrio tra discrezionalità ed efficiente gestione delle società, da un lato, ed obblighi precisi e responsabilità rigorosa degli amministratori, dall'altro. È indubbio che, in ciascun ordinamento, la modulazione di tale dottrina contribuisca a dare forma ad un peculiare assetto del governo societario.