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Lo scirocco e l'Etna. Voci e forme a Catania nel '900

Giuseppe Maimone Editore

A cura di Scandurra A.
Catania, 2005; br., pp. 216, ill. col., tavv., cm 22x29.

ISBN: 88-7751-241-5 - EAN13: 9788877512413

Soggetto: Regioni e Stati,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Sicilia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.14 kg


Catania apparve "spettacolosa" a Bruno Barilli. E dentro la teatralità aperta da quell'aggiunto, recitò la sua parte Bernard Berenson: che tra le scene e le quinte della città si aggirò, con in mano le opere di Verga e di De Roberto; coniugando architettura e letteratura, dentro il "roveto ardente" e le ombre raggianti delle strade e dei vicoli che avevano visto i passi dell'uno e dell'altro scrittore. Berenson visitò Catania, la sua urbanistica. E la città sfogliò sulle pagine della sua letteratura, tra l'"epico" e il "drammatico" di Verga e l'"illuminazione" vischiosa e spietata di De Roberto, che l'"aristocrazia dei palazzi barocchi" aveva fatto "scendere sulla terra dei comuni mortali". Poche città possono vantare, come Catania, una carta topografica così riccamente ridisegnata dagli scrittori entro la geografia nazionale ed europea della letteratura. Ci sono le "zone" di Tempio, di Verga, di De Roberto, di Brancati e di Addamo. E c'è pure la Catania che Aniante ritagliò come scena del talento musicale di Bellini. Berenson capì che la città "spettacolosa" doveva tornare a dialogare con la sua letteratura; e, si aggiunga, con la sua musica, la sua scultura, la sua pittura. Ci voleva la lucida poesia di Angelo Scandurra perché si arrivasse a progettare un dialogo tra le arti a Catania, in una mostra e in un catalogo. È un inizio perfettamente riuscito. Importante. Dovuto. La città torna a guardarsi dentro. E riascolta le sue tante voci, che dentro i loro timbri urbani fanno risuonare una "lingua" nazionale. I lettori, e i visitatori della mostra, potranno ritagliarsi dei percorsi. Da Giordano a Greco, per esempio. Dalla "narrativa" di Rimini alla "poesia" di Romano. E, sia detto tra parentesi, fu Romano a insegnare a Montale l'uso dei pennelli. Ma qui comincia un'altra storia.

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