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Nam June Paik a Vinci

Gli Ori

Vinci, Museo Leonardiano, 16 marzo - 16 giugno 2002.
Traduzione di Carden J. e Luschi A.
Testo Italiano e Inglese.
Pistoia, 2002; br., pp. 128, ill. col., cm 15x20.
(Arte all'Arte. Rinascimento-Nascimento. 1).
(Arte all'Arte. Rinascimento-Nascimento. Arte, tecnica, tecnologia e scienza. Collana a cura dell'Associazione Culturale Arte Continua).

collana: Arte all'Arte. Rinascimento-Nascimento

ISBN: 88-7336-022-X - EAN13: 9788873360223

Soggetto: Collezioni,Pittura,Saggi (Arte o Architettura),Scultura,Scultura e Arti Decorative - Monografie

Periodo: 1960- Contemporaneo

Testo in: testi in  inglese, italiano  testi in  inglese, italiano  

Peso: 0.31 kg


Non è certo un filo invisibile quello tra Leonardo e una personalità come Nam June Paik. Il grande genio del Rinascimento, col suo eclettismo a tutto campo, con la sua inventio talmente rivoluzionaria da poter essere afferrata in tante sue parti solo secoli e secoli dopo, fosse stato figlio del terzo millennio avrebbe senz'altro navigato nell'universo dei nuovi media. E così, dopo le invenzioni di Panamarenko nel 1999, chi meglio del padre della video arte poteva rimarcare quel cammino di continua ricerca lungo il sentiero di arte e tecnica (anzi, della tecnica come arte)? L'esposizione, come già quella di Panamarenko, nasce all'interno del progetto Arte all'arte Rinascimento Nascimento Arte Tecnica Tecnologia Scienza, ideato e promosso dall'Associazione Arte Continua e sostenuto, fra l'altro, dall'Unione Europea. E bene fa Romano Nanni, direttore del Museo Leonardiano, a sottolineare come Paik sia riuscito a imporre al mondo dell'arte l'uso della tecnologia, ma all'interno di una visione utopica che lo ha portato ad anticipare , già nel 1993, prima del piano-Clinton, la creazione delle autostrade elettroniche, di cui rivendica orgoglioso la paternità. La tecnica come mezzo artistico. Così Leonardo fu di un'inattualità incredibile rapportato al suo tempo, un anticipatore totale; e quell'istanza imprescindibile dell'utilizzo diretto della tecnica passa a noi in prima battuta attraverso l'ingegneria (a Leonardo non interessava che i suoi disegni di macchine fossero belli, ma che fossero esatti).
Paik, un eclettico anche lui, nasce come musicista di avanguardia. Si laurea in storia della musica con tesi su Schoenberg, incontra Stockhausen e Cage. La rassegna, curata da Alessandra Pace, presenta una vasta produzione di video dagli anni Sessanta in poi (sei ore di proiezioni) che ben documentano la poliedricità del suo intelletto; gli interessi i più vari, anche se la cifra stilistica prevalente ci sembra un graffiante spirito neo-dadaista. Ad essi si affianca una selezione delle opere più celebri, dai totem di televisori ai Budda in meditazione catodica; ma, punto sublime, oltre a Egg grows n. 4 del 1984 dal Kunstmuseum di Wolfsburg, è One candle (1988/89), dal Museum fuer Moderne Kunst di Francoforte, poesia assoluta che ci catapulta in una dimensione atemporale, appartato angolo di luce veermeniana. E' questa di Vinci la prima mostra italiana di Paik dopo la storica partecipazione alla Biennale veneziana del 1993, dove stupì il mondo allestendo per il Padiglione tedesco una Cappella Sistina subacquea, omaggio alla città lagunare. Un motivo in più per non mancare.

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