Ferdinando di Borbone Parma. Tra arte e devozione
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Reggia di Colorno, 18 maggio - 28 luglio 2024.
A cura di G. Godi e Balestrazzi A.
Parma, 2024; br., pp. 192, ill. col., cm 17x24.
ISBN: 88-7898-273-3 - EAN13: 9788878982734
Soggetto: Pittura,Saggi (Arte o Architettura),Saggi Storici
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
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La madre, consapevole di avere dato alla luce un candidato ideale per le dame di diverse corti reali europee, nel 1757 lascia il ducato per ricongiungersi alla Corte di Francia e garantire da lassù un eccellente contratto matrimoniale al figlio. Che nel 1765 ascende al trono paterno, a soli 14 anni. Il matrimonio arriva nel 1768, celebrato fastosamente a Colorno. Ha in sposa l'arciduchessa Maria Amalia d'Asburgo Lorena, figlia della potentissima imperatrice Maria Teresa d'Austria e sorella di Maria Antonietta. Maria Amalia avrà un ruolo centrale nella politica del Ducato e nella soppressione di alcune riforme illuminate volute dal primo ministro, il francese Guillaume de Tillot, che era stato reggente sino alla maggiore età di Ferdinando. Ad esempio si ristabilì il tribunale dell'Inquisizione e si restituì alla Chiesa molti dei beni laicizzati, favorendo apertamente il partito clericale.
Ferdinando lascia volentieri alla moglie gli affari di stato. Lui, che ha avuto come tutore un filosofo ed erudito, il noto abate di Condillac, ama dedicarsi agli studi astronomici e al collezionismo devoto. Fervente cattolico, si mette personalmente alla ricerca di preziosi reliquiari e tavole a tema religioso che porta a Colorno. Ma la Rivoluzione francese ha delle conseguenze fatali sulla coppia. Maria Amalia, dopo la decapitazione della sorella Maria Antonietta, cade in uno stato di profonda depressione. Ferdinando invece deve affrontare le minacce delle armate francesi. Pur dichiarandosi neutrale, Ferdinando dovrà subire l'attraversamento di praticamente tutte le truppe straniere destinate ai conflitti dell'Italia settentrionale. Fino ad essere messo agli arresti domiciliari da Napoleone, dal 1796 al 1801. Muore nel 1802, forse avvelenato dagli stessi Napoleonici.
Questa la storia. Rievocata nelle sale della Reggia di Colorno, dal 18 maggio al 28 luglio 2024, grazie a una mostra a cura di Giovanni Godi e di Antonella Balestrazzi, che, attraverso una ricca documentazione iconografica, storica e religiosa, vuole restituire un'immagine nuova e diversa di Don Ferdinando, liberata dai pregiudizi sulla sua eccessiva devozione religiosa e più incentrata sulla sua "curiositas" d'intellettuale, collezionista, poliedrico protettore delle arti e degli artisti.
Una sezione è dedicata all'iconografia di Don Ferdinando e e dei suoi famigliari (ebbe ben 16 figli!), con numerosi ritratti e incisioni. Spiccano in particolare due ritratti di anonimo raffiguranti uno Ferdinando giovane a cavallo e l'altro la consorte Maria Amalia, quindi un inedito ritratto della figlia Carlotta di Borbone, proveniente dal monastero di S. Giuseppe a Cremona. Legate alla pratica devozionale del duca sono invece opere come l'inedito bozzetto acquerellato "La Beata Orsolina De Veneri rimprovera il Papa" di Benigno Bossi, la "Madonna con Bambino e Santi Stefano e Lorenzo" di Domenico Muzzi proveniente dalla Parrocchiale di Sala Baganza e affiancato da disegno preparatorio inedito, "Sant'Anna insegna a leggere a Maria Vergine" di Pietro Melchiorre Ferrari e sempre di sua mano "S. Luigi IX dii Francia e S. Ferdinando di Castiglia incoronati dalla Fede" dall'Oratorio della Beata Vergine del Buon Cuore di Copermio.
La sezione monumentale propone i progetti per la Chiesa di San Liborio di Turbini, Cossetti e Petitot, quindi numerosi disegni preparatori per dipinti per lo più di tema religioso e allegorico. Il celebre architetto neoclassico è molto presente nell'esposizione, nonostante Ferdinando avesse di fatto utilizzato e preferito i suoi allievi anche nella progettazione della cappella palatina di San Liborio (seconda in Europa solo a quella dell'Escorial), forse perché più disponibili ad assecondare le sue richieste e ad interpretare la sua volontà nella creazione di luoghi di culto dove l'arte e la devozione dovevano reciprocamente esaltarsi.
Molto estesa è anche la sezione relativa ai documenti e ai libri pubblicati durante il suo governo (Diari, Raccolte di rime, Preghiere, Calendari, Vite di Santi). Infine, ci sono numerosi apparati celebrativi e oggetti per le funzioni religiose, tra cui i preziosi reliquari che Ferdinando cercò e portò lui stesso a Colorno, appagando una sorta di collezionismo devoto attorno al quale gli edifici diventavano preziose urne di arte e di preghiera. Particolarmente interessanti sono a questo proposito un espositore devozionale a teatrino e un singolare reliquiario raffigurante un interno di chiesa realizzato in pietre preziose e filigrana d'oro. Esempio pregiato invece della raccolta di tavole a fondo oro che Ferdinando acquistò dal Marchese Alfonso Taccoli, è quella attribuita a Giovanni Benedetto Cianfanini (XV-XVI sec.).
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