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I Disegni di Leonardo da Vinci e della Sua Cerchia nelle Collezioni della Gran Bretagna

Gruppo Editoriale Giunti

Presentazione di Martin Kemp e Juliana Barone.
Edizione limitata a 998 esemplari numerati.
Firenze, 2010; 2 voll., rilegato in pelle in cofanetto, pp. 240, 160 riproduzioni in facsimile (84 di Leonardo).
Allegata introduzione e catalogo.
Firenze, 2010; pp. 240, cm 45x57.

collana: Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo da Vinci

ISBN: 88-09-05004-5 - EAN13: 9788809050044

Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.45 kg


La straordinaria ricchezza di dipinti e disegni italiani in Gran Bretagna non è ovviamente il risultato di una committenza diretta, ma la conseguenza dell'impulso all'acquisto che pervase, soprattutto nei secoli XVII, XVIII e XIX, i collezionisti aristocratici. Gli inglesi agirono, nella loro epoca, come ai nostri giorni gli americani e i giapponesi, utilizzando cioè la propria ricchezza per impossessarsi dell'ammirata eredità culturale di altre nazioni. L'Old Master drawings, il collezionismo di disegni antichi, divenne la passione particolare di un selezionato gruppo di conoscitori, di cui facevano parte anche alcuni avveduti artisti che, non disponendo di risorse adeguate per acquistare i migliori dipinti, parvero apprezzare particolarmente la creatività informale degli schizzi. Leonardo rappresentò uno dei più grandi nomi per i collezionisti di disegni, tanto che nessuna seria collezione era considerata veramente completa senza un "Leonardo". Oggi sappiamo che buona parte di questi "Leonardo" erano considerati tali grazie ad attribuzioni decisamente ottimistiche, essendovi inclusi lavori che noi ora riconosciamo come del tutto remoti dalla sua produzione. Nonostante ciò, se noi facciamo un censimento dei fogli sciolti, escludendo le pagine presenti in manoscritti rilegati, gli ottantaquattro disegni che oggi siamo in grado di attribuire a Leonardo superano i trentuno disegni presenti nelle collezioni francesi e i circa cinquantatre dell'Italia. Tutto ciò escludendo la ben più vasta raccolta di disegni connessi con opere d'arte, quella della Royal Collection di Windsor. Sebbene il numero di pagine presenti in manoscritti rilegati sia minore in Gran Bretagna rispetto a quello delle collezioni francesi e italiane, il Codice Arundel nella British Library e i tre Codici Forster nel Victoria and Albert Museum confermano la passione inglese per l'acquisizione di parte dell'eredità di Leonardo su carta.
La lista degli antichi collezionisti di disegni di Leonardo o leonardeschi in questo volume include buona parte dei più importanti nomi della storia del collezionismo inglese di disegni, come i saggi di Catherine Whistler e Anthony Griffiths rendono evidente. L'elenco di nomi risulterà familiare a chiunque abbia lavorato sulla provenienza dei disegni italiani nelle collezioni inglesi: sir Peter Lely, Jonathan Richarson, Francis Douce, Richard Payne Knight, Uvedale Price, general John Guise, sir Joshua Reynolds, sir Thomas Lawrence, Samuel Woodburn, il marchese di Breadalbane, John Malcolm e Chambers Hall.
I disegni che entrarono a far parte delle collezioni britanniche e che successivamente rimasero in esse non possono certo essere considerati come un insieme molto rappresentativo riguardo a funzione, tecnica e date. Comunque, osservando l'intero spettro di disegni autografi presentati in questo volume, la gamma sembra essere molto ampia. Ritroviamo tutto, dal più provvisorio schizzo preliminare al cartone più completo e finito (una sopravvivenza unica nella sua opera). Alcuni disegni sono laboriosamente prodotti con tratti meticolosi e controllati, mentre altri paiono buttati giù in pochi secondi. I soggetti spaziano da attenti studi di natura alla più libere composizioni fantastiche, dalle complesse allegorie profane alle canoniche composizioni religiose (per quanto qualcosa possa essere definito come canonico in Leonardo). Vi sono disegni a stilo da solo e a punta metallica, a penna e inchiostro, a sanguigna e a matita nera. Alcuni sono ombreggiati con acquerello, altri sono lumeggiati a biacca. Ampia anche la varietà di carte utilizzate per i disegni: carte di color naturale o tinteggiate; di quest'ultime alcune risultano avere un proprio colore, altre invece sono state preparate con uno strato di colore aggiunto. Alcuni fogli recano disegni su entrambi i lati, altri solo su uno solo; alcuni recano testi, altri no. La maggior parte dei disegni è connessa in qualche modo con la produzione di opere d'arte, ma un certo numero è costituito da studi tecnici e scientifici, del tipo che abbonda nei suoi taccuini. Il più complesso foglio di studi tecnologici, presso il Christ Church, non sarebbe stato fuori luogo nel Codice Arundel. La selezione di disegni artistici è sbilanciata solo da un punto di vista cronologico. Come in tutte le collezioni di fogli sciolti, poi, i suoi primi disegni sono meglio rappresentati rispetto a quelli di epoca più tarda. Leonardo sembra sistematicamente non avere tenuto con sé i disegni che realizzò nel primo periodo fiorentino: perciò questi non entrarono mai a far parte del corpus principale di disegni e manoscritti trasmesso attraverso il Melzi. Ed è per tale ragione che il primo periodo fiorentino (fino al 1481-1482) è, tra i disegni, ben rappresentato, mentre i periodi romano e francese (1513-1519) non lo sono affatto.
Per quanto consente questo ventaglio cronologico, i disegni inglesi, considerati unitamente al ricco gruppo dei disegni leonardeschi, costituiscono la base per una valutazione tematica delle procedure creative di Leonardo, spaziando dalle sue folgoranti invenzioni "a ruota libera", alle le sue sistematiche ripetizioni di motivi, al riutilizzo, autorizzato o meno, di sue invenzioni all'interno o all'esterno della sua bottega.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci