Marino Marini. Segno e colore nell'opera grafica
Guastalla Arte Moderna e Contemporanea
Milano, Grattacielo Pirelli, 26 maggio - 8 agosto 2010.
Milano, 2010; br., pp. 48, ill. b/n e col., tavv.
Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Pittura e Disegno - Monografie
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Firenze
Testo in:
Peso: 0.23 kg
Marino Marini inizia già all'Accademia di Firenze, nei primi anni Venti, a interessarsi all'acquaforte, mostrando fin da subito quella sicurezza del segno che contraddistingue la sua opera dipinta. Ma è in Svizzera, nei primi anni'40, rifugiato durante la guerra, che inizia a lavorare alla litografia, una tecnica nuova, in cui si dimostra capace di ottenere risultati autonomi e sorprendenti.
"Vogliamo ricordare questo artista a 30 anni dalla sua scomparsa attraverso le sue opere - spiega il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni - perché crediamo che costituiscano una grande testimonianza del desiderio dell'artista, dell'uomo moderno, di andare oltre. Le sue sculture, così come le incisioni ci mostrano come la vita, attraverso la sua rappresentazione artistica, possa prendere forme infinite. E ci ricorda anche come l'opera d'arte e l'uomo coincidano, lasciando un prezioso insegnamento a tutti noi e quanti coltivano la passione per la bellezza." Apre cronologicamente la mostra l'acquaforte L'impiccato, un soggetto che allude esplicitamente agli orrori della guerra, dal segno secco, arido, crepitante. Parallelamente alla scultura, è negli anni '50 che, anche nella grafica, lo stile di Marino Marini matura e si definisce: "I cavalieri - afferma l'artista - sempre più imponenti, hanno perso il loro antico dominio sull'animale e le catastrofi che li colpiscono sono simili a quelle che distrussero Sodoma e Pompei. Io cerco dunque di simboleggiare la fase ultima della decomposizione con un mito, il mito dell'uomo eroico e vittorioso, dell'uomo di virtù degli umanisti."
La visione del mondo e dell'uomo di Marino Marini si fa negli anni sempre più drammatica: le linee si spezzano, i contorni si stilizzano, il segno si deforma.I Guerrieri e i Gridi degli anni '60 sono immagini in cui cavallo e cavaliere giacciono come ridotti a fossili, senza vita. L'uomo è disarcionato, a simboleggiare la sconfitta dell'umanesimo, l'impossibilità ormai di dominare la natura. Ma accanto alle immagini tragiche, continua fino alla fine a popolare il suo mondo di pomone, di teatri, di cavalli, di maschere, di colore ed esuberanza di vita.
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