Napoleone e il Piemonte. Capolavori ritrovati
L'Artistica Editrice
A cura di M. Caldera e Ciliento B.
Savigliano, 2005; ril., pp. 272, ill. b/n e col., cm 25x32.
(Fragmenta3. Cataloghi di Mostre. 3).
collana: Fragmenta3. Cataloghi di Mostre
ISBN: 88-7320-125-3 - EAN13: 9788873201250
Soggetto: Pittura,Saggi (Arte o Architettura),Scultura
Periodo: 1000-1400 (XII-XIV) Medioevo,1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Nessun Luogo,Piemonte e Valle d'Aosta
Testo in:
Peso: 1.56 kg
Come è noto, grande fu l'interesse di Napoleone per le opere d'arte italiane, e quelli che un tempo furono dei veri e propri furti d'arte, sono in parte alla base della nascita di alcuni musei stranieri, in particolare il Louvre.
Le spoliazioni francesi furono sistematiche e si trattò della più colossale trasmigrazione di patrimonio artistico della storia, secondo una pianificazione che ebbe il suo stratega soprattutto nel barone Dominique Vivant Denon, definito "l'occhio di Bonaparte" e direttore del Musée Napoléon: l'Italia venne privata di parti importantissime del suo patrimonio artistico-devozionale, approfittando spesso della soppressione dei principali ordini religiosi.
Per quel che riguarda il Piemonte, una vera e propria indagine sistematica sul patrimonio artistico disperso in quel periodo non era mai stata svolta: l'occasione della mostra ha fornito l'opportunità di colmare tale lacuna, realizzando uno "screening" sull'intero territorio regionale.
Un contributo alla ricerca proviene anche dagli studi di alcuni eruditi del Settecento, come il barone albese Giuseppe Vernazza.
A lui si devono molti notizie sulla situazione delle opere dei Primitivi in epoca pre-napoleonica, come è emerso dalla monografia e dal convegno.
L'esposizione prevede quattro sezioni. La prima, storica, sarà dedicata ai personaggi che ebbero parte nelle vicende piemontesi di quegli anni: Napoleone, Paolina Bonaparte e Camillo Borghese, governatore del Piemonte; Menou, Jourdan, Soult, luogotenenti di Bonaparte.
Sono qui raccolti ritratti in pittura e scultura provenienti da Nizza, da Versailles, dal Louvre, da Sèvres e dal Museo Canova di Possagno.
La seconda sezione illustrerà con alcuni esempi (tra cui un dipinto del Guercino) il recupero di opere d'arte portate in Francia e rientrate in Italia dopo il 1815, grazie all'intervento diretto di Lodovico Costa, allievo dell'albese Vernazza.
Una terza sezione offrirà al pubblico la possibilità di vedere di nuovo riunite insieme dopo lungo tempo tavole di polittici smembrati, in seguito alle soppressioni napoleoniche: è il caso del polittico di Antoine De Lohny, le cui parti provengono dal Museo Mayer van der Bergh di Anversa, da una collezione privata di svizzera e dalla Galleria Sabauda di Torino; o del polittico cosiddetto di San Silano, opera di Gaudenzio Ferrari, diviso fra quattro diverse sedi.
La quarta sezione, la più ampia, è dedicata alla "musealizzazione" ovvero alla sistemazione di opere piemontesi in collezioni permanenti di musei italiani e stranieri di prestigio. Vi compaiono esemplari di pittori primitivi di grande valore come il trittico di Donato De Bardi del Metropolitan, la Madonna di Hans Clemer, ora al Museo Bardini di Firenze; un Defendente Ferrari proveniente dallo Staatliche Museen di Berlino e la cosiddetta Madonna Contini, anch'essa di Defendente, conservata agli Uffizi; e ancora Gandolfino da Roreto, Martino Spanzotti, Gerolamo Giovenone e altri artisti.
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