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Corpus Vasorum Antiquorum. Italia. Vol. 78: Napoli, Museo Nazionale. Collezione Spinelli 3

Libreria Editrice L'Erma di Bretschneider

A cura di Mariarosa Borriello.
Roma, 2015; ril., pp. 92, 336 ill. b/n, tavv., cm 24x32,5.
(Corpus Vasorum Antiquorum. Italia. 78).

collana: Corpus Vasorum Antiquorum. Italia

ISBN: 88-913-0775-0 - EAN13: 9788891307750

Soggetto: Arti Decorative (Ceramica, Porcellana, Maiolica),Saggi e Studi sull'antichità

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Luoghi: Campania,Napoli

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.72 kg


La ceramica attica a figure rosse della collezione Spinelli, in origine rappresentata da più di cento vasi1, comprende oggi ottantaquattro esemplari musealizzati, oltre i cinque lasciati alla famiglia Spinelli come quota parte dello scavo2. Che il numero complessivo sia stato di circa 120 vasi si deduce da un'attenta rilettura delle poche relazioni di scavo pubblicate, che ha consentito di individuare con certezza trentuno vasi non più presenti in collezione, dei quali circa la metà si trovano attualmente in musei esteri, mentre tutti gli altri risultano dispersi; inoltre, le numerose citazioni nelle relazioni di scavo di frammenti di vasi di creta nolana figurati (forse tralasciati dagli scavatori o dispersi)3 sono chiaro indizio che ben più numerose dovevano essere le testimonianze della classe ceramica in esame. L'Inventario redatto nel 19254 a cura della allora Soprintendenza alle Antichità della Campania in forma di semplice elenco, privo di descrizioni, risulta scarsamente utile per la ricostruzione del nucleo in quella data, a causa della generica definizione di figure rosse con la quale viene indicata indistintamente sia la ceramica attica che quella italiota.
Oltre le sottrazioni e i danneggiamenti subiti da numerosi esemplari nel corso dell'occupazione del Casino Spinelli durante l'ultimo evento bellico5, si deve evidenziare che i vasi oggi presenti nei musei statunitensi sono tra i più pregevoli restituiti dalla necropoli. Al Museum of Fine Arts di Boston furono ceduti, tra il 1910 e il 1913, due anfore (l'una del Pittore di Pan, l'altra del Pittore Dutuit), una lekythos a fondo bianco - l'unica restituita dagli scavi della necropoli - del Pittore di Achille, un cratere e infine lo skyphos di Hieron e Makron, il pezzo più pregevole dell'intera collezione6, dono del Marchese Spinelli a quel museo: "munifico gesto di gran signore e non altro", come è stato scritto da chi si era adoperato per portare in salvo la collezione nel Museo napoletano7. Di altri cinque vasi oggi a Boston, tra cui una delle quattro anfore del Pittore di Suessula, non si conoscono tempi e circostanze del trasferimento8; né alcun dato utile sull'intero nucleo dei vasi Spinelli si trova nei Cataloghi di quel museo editi negli anni successivi all'arrivo. Al Metropolitan Museum di New York si trovano un'hydria del Pittore di Chrysis e tre anfore del Pittore di Suessula9.
È verosimile credere che la perdita di un gruppo di oinochoai configurate a testa femminile, oltre a un kantharos gianiforme10 e ad altri quattordici vasi mai giunti al Museo Archeologico di Napoli con la Collezione, citati e in parte riconoscibili nelle immagini pubblicate da Philippart (Philippart 193211: quattro anfore, tre hydriai12, una oionochoe, due skyphoi e quattro coppe, una delle quali è l'esemplare integro del Pittore di Marlay13), ove non si voglia ipotizzare che possano essere stati oggetto di dono da parte della famiglia Spinelli, sia da connettere alle già ricordate vicende del periodo bellico.
I frammenti di un'anfora nolana attribuita al Pittore di Achille citati da Beazley come conservati nella Collezione non sono più rintracciabili14.

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