Pittura d'Italia. Paesaggi veri e dell'anima. Un situazione in due tempi
Linea d'Ombra Libri
Rimini, Castel Sismondo, 10 ottobre 2009 - 6 gennaio 2010.
Rimini, Castel Sismondo, 9 gennaio - 21 marzo 2010.
Treviso, 2010; cartonato, pp. 256, 52 ill. b/n e col., 52 tavv. b/n e col., cm 20,5x26,5.
Soggetto: Pittura
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 1.28 kg
Se il "primo tempo" (dal 10 ottobre al 6 gennaio scorso) è stato dedicato ad un gruppo di artisti che affrontano il paesaggio in termini più rispondenti a ciò che viene percepito come il "reale", certo mai in termini "fotografici" o oleografici, tuttavia proponendo luoghi apparentemente precisi e decrittabili, questo "secondo tempo" propone invece un paesaggio diventato quasi paesaggio dell'anima, racconto di una realtà trasfigurata e sublimata.
Ad introdurre questo secondo gruppo di artisti è proprio l'"Omaggio a Piero Ruggeri", maestro, recentemente scomparso, tra i più grandi della vicenda artistica italiana ed europea del secondo Novecento, e che Goldin ha da sempre molto amato e seguito, curando tra l'altro nel 2000 una tra le sue più grandi antologiche, in modo specifico dedicata proprio al tema della natura. Di Ruggeri, che avrebbe dovuto partecipare a questa mostra con due quadri inediti, sono in mostra dodici sceltissime opere dell'ultimo decennio in modo particolare.
Il percorso continua con Guido Strazza, Claudio Olivieri, Mario Raciti, Mino Ceretti, Sergio Sermidi, Claudio Verna, Mariangela De Maria, Ennio Finzi, Paolo Patelli, Paolo Iacchetti, Roberto Casiraghi, Francesco Stefanini, Luiso Sturla, Raimondo Sirotti, Franco Pedrina, Vincenzo Politino, Loris Liberatori, Loreto Martina, Maurizio Pierfranceschi, Raffaele Rossi, Silvio Lacasella, Vincenzo Scolamiero, Piero Zuccaro, Maria Savino.
Ogni artista (con esclusione dell'Omaggio più ampio a Ruggeri) è presente con due opere realizzate appositamente per questa mostra.
Scrive Marco Goldin nel suo saggio nel libro/catalogo che accompagna la mostra: "Cosa può significare, per tanti tra questi artisti, concentrarsi su un mezzo come la pittura, una pittura dipinta, anziché volgersi verso altre forme di espressione, più al passo con i tempi, si direbbe? La scelta di un linguaggio sta alla base della comunicazione e un linguaggio non si sceglie mai per caso, perché da esso non può che nascere il viaggio.
E il viaggio è così [.] Riprodurre il senso del visibile, come venne fatto nelle prime grotte, riprodurre quel senso come lo stare avvinghiati alla vita e non partirsene via. Riprodurre ciò che appare essere l'invisibile, per sapere le strade di quanto non si vede. Questo mi sembra possa essere la pittura. Una lingua costituita in questo modo, senza inganni, che cerca sempre di dire. Lo sforzo della parola, cercare una comunicazione. Con sé e con il mondo, tra il vedere e il vedere il mistero [.] La pittura che come la parola non deve avere paura, ma nominare l'essenziale, ciò che si vede e ciò che è. L'occhio fisico e l'occhio dello spirito. E ho sempre pensato al pittore come a un profeta, colui che annuncia, mette in relazione, distingue dalla massa informe del primo giorno. Colui che ha avuto in dono non un istinto classificatorio ma chiarificatore. Non mettere in sequenza, ma rivelare. Perché dal senso della rivelazione nasce la pittura più alta".
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