Vittoria Colonna e Michelangelo
Mandragora
Firenze, Casa Buonarroti, 24 maggio - 12 settembre 2005.
A cura di Ragionieri P.
Firenze, 2005; br., pp. 208, 9 ill. b/n, 64 tavv. b/n e col., cm 24,5x29.
ISBN: 88-7461-078-5 - EAN13: 9788874610785
Soggetto: Arte Libraria (Carte, Mappe, Codici Miniati),Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura),Scultura
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Toscana
Testo in:
Peso: 1.32 kg
Lo splendido ritratto di Vittoria eseguito da Sebastiano del Piombo ancora negli anni venti del Cinquecento restituisce un'immagine di lei dove già traspare il suo impegno letterario, e subito rimanda al tema delle relazioni privilegiate che legarono il maestro veneziano, amico di Michelangelo, alla cerchia di protagonisti della riforma religiosa raccoltasi intorno al cardinale Reginald Pole e alla stessa marchesa di Pescara. Alla fine del terzo decennio, Vittoria Colonna chiese all'allievo di Raffaello Giovan Francesco Penni, condotto a Napoli dal potente e carissimo cugino di Vittoria, Alfonso d'Avalos, una copia della Trasfigurazione di Raffaello che la marchesa donò all'ospedale napoletano degli Incurabili. In mostra si potrà ammirare, proveniente dal Louvre, il bellissimo disegno preparatorio. Con questa prima parte della mostra si arriva dunque all'indomani del Sacco di Roma (1527), quando il Castello di Ischia - dove intorno a Vittoria, ormai vedova, si sono raccolti tanti letterati ed umanisti traumatizzati da quell'evento - poté apparire a Paolo Giovio come una sorta di resistenza ultima, e colorata di nostalgia, della stagione incantata delle corti.
All'inizio degli anni trenta cadono l'esordio di Vittoria Colonna sulla scena letteraria (già consacrato dall'Ariosto nella redazione del 1532 dell'Orlando Furioso); l'avvio del suo intenso rapporto con colui che di quello scenario era allora protagonista assoluto, Pietro Bembo; e il manifestarsi delle sue prime irrevocabili inquietudini spirituali. È in questo quadro che Vittoria richiede in parallelo due raffigurazioni della Maddalena rivolgendosi, con la mediazione del cugino Alfonso d'Avalos, allora capitano generale dell'esercito imperiale in Italia, ai due più acclamati maestri del tempo: Tiziano e Michelangelo. Tiziano esegue in questa circostanza una Maddalena penitente; Michelangelo, ancora impegnato per conto di Clemente VII nel cantiere della fabbrica di San Lorenzo, realizza per Vittoria il cartone di un Noli me tangere, di cui restano due disegni preparatori della Casa Buonarroti, e la traduzione su tavola eseguita dal Pontormo, opere presenti tutte in mostra. La predilezione di Vittoria per la figura della Maddalena si tradusse anche in concrete iniziative, quali la fondazione a Roma di un rifugio per le prostitute.
Il tratto conclusivo della mostra illustra la stagione della profonda amicizia tra Vittoria e Michelangelo, documentata tra l'altro dai dialoghi romani in cui il giovane portoghese Francisco de Hollanda raccolse i ricordi del suo soggiorno italiano alla fine degli anni trenta: qui la poetessa e l'artista figurano come interlocutori, accomunati dagli stessi interessi poetici e da un intenso scambio di idee. È il momento in cui Michelangelo concepisce per Vittoria tre disegni ancor oggi celeberrimi: la Crocifissione con il Cristo vivo, opera perduta ma a noi nota attraverso tre splendidi disegni preparatori, che si potranno ammirare in mostra, provenienti dal British Museum e dal Louvre; la Pietà dell'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, riflessione sulla figura di Cristo che riporta a uno degli aspetti cruciali del dialogo tra l'artista e Vittoria; e il Cristo e la Samaritana, di cui è giunto fino a noi uno studio parziale di Michelangelo, mentre l'intera composizione si conosce attraverso una stampa di Nicolas Beatrizet e un dipinto di Marcello Venusti, entrambi in mostra.
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