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Storia di Parma. II. Parma Romana

Monte Università Parma Editore

A cura di Vera D.
Parma, 2009; ril., pp. 740, ill. col., tavv. col., cm 23,5x29,5.
(Storia di Parma).

collana: Storia di Parma

ISBN: 88-7847-293-X - EAN13: 9788878472938

Soggetto: Città,Saggi e Studi sull'antichità,Saggi Storici

Periodo: Tutti i Periodo

Luoghi: Emilia Romagna,Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 3.27 kg


La città è l'elemento in cui in Italia si esprime con la massima intensità l'eredità romana. Questo "principio ideale delle istorie italiane" si manifesta con particolare evidenza nelle regioni settentrionali, nelle quali in modo organico e programmatico Roma volle modificare realtà precedenti e multiformi uniformandole a un unico modello di civiltà: il proprio. Le conseguenze che ne derivarono allo stato romano stesso, e in prospettiva all'Italia post-romana, costituiscono la cornice generale del volume II della "Storia di Parma", dedicato a "Parma romana".

Parma venne alla luce nel 183 a.C., come racconta un passo importantissimo di Tito Livio che contiene il vero e proprio "atto di nascita" della città. Dunque, la realtà storica costituita dal centro urbano e dal suo territorio che chiamiamo Parma ebbe inizio in un momento preciso per effetto di una volontà politica e di procedure istituzionali. Prima di questa data, parlare di una storia di Parma sarebbe stato come parlare del nulla. Non si tratta di sottigliezze teoriche. Chiarire questo aspetto offre spunti importanti di riflessione per la comprensione dell'esistenza successiva dell'antica colonia che fra pochi anni supererà la soglia dei ventidue secoli, consentendo di seguire il filo rosso che ne costituisce la continuità fondamentale con l'esperienza romana: l'essere stata sempre, a partire dall'atto fondativo, non solo un insieme di edifici e di abitanti, bensì una "comunità" politica regolata da istituzioni e governata da leggi. Erano precisamente questi i requisiti, qualitativi e non quantitativi, che nella cultura degli antichi distinguevano in modo netto una città da una non-città. Di fatto, ferma restando l'impronta romanocentrica che si è voluto imprimere al volume, la trattazione non trascura le fasi di civiltà anteriormente attestate sul territorio: da un lato, le presenze preistoriche a partire dal VI millennio, di cui la testimonianza principale per il sito di Parma è costituita da un villaggio terramaricolo; dall'altro, quelle immediatamente preromane: quindi i Liguri, gli Etruschi e i Galli. Questo sia per dare completezza al racconto su terre di antichissima presenza umana, e sia perché i popoli padani influenzarono in vario modo l'insediamento dei Romani.
La fondazione di Parma con la condizione giuridica di "colonia di cittadini romani", cioè di emigrati che conservavano la pienezza dei diritti politici, avvenne nella fase conclusiva dell'occupazione della pianura padana cominciata un secolo prima e segnò l'inizio della conquista pacifica della regione attraverso la romanizzazione: una trasformazione sia materiale che culturale destinata a imprimere alla città e al territorio impronte indelebili. Protagonisti dell'avventura furono la classe dirigente della Repubblica, determinata a controllare definitivamente la pericolosa "terra dei Galli cisalpini", e il coraggio di quei duemila Romani poveri, giovani con moglie e uno-due bambini da mantenere, i quali, in cambio di poca terra e di un'esistenza non facile ma più dignitosa, si iscrissero a Roma nelle liste del contingente destinato a insediarsi in un'area remota da poco strappata a una bellicosa tribù celtica, immersa nel cuore di un'immensa pianura ancora insicura, in gran parte allo stato naturale, da bonificare e dissodare. I primi passi della nuova comunità furono guidati da un triumvirato di prestigiosi politici, fra cui primeggiava Marco Emilio Lepido, console nel 187 e nel 175, costruttore della Via Aemilia che da allora costituisce la spina dorsale della Padania centrale. Ma trascorsi pochi anni i commissari lasciarono la città e Parma, ritenuta adulta, cominciò a camminare da sola sulle sue gambe, ad autogovernarsi e ad affrontare quasi otto secoli di esistenza all'interno del mondo romano. Certamente i semi gettati nel 183 a.C. attecchirono bene e generarono radici profonde e forti perché l'albero che ne nacque, al pari della maggioranza dei centri urbani dell'Italia settentrionale sorti in età romana, si mostrò vigoroso e fertile nell'antichità e ha continuato a esistere, resistere e prosperare.
I Saggi del secondo volume

L'ambiente antico Mauro Rottoli

Parma tra il VI e il II millennio prima di Cristo Maria Bernabò Brea

Tuscorum Ager Comunità etrusche fra Enza e Ongina Giuseppe Sassatelli Roberto Macellari

Celti e Liguri nel territorio di Parma Daniele Vitali

Parma durante la repubblica Dalla fondazione della colonia a Cesare Gino Bandelli

Parma Imperiale Storia di una città dell'Italia settentrionale romana da Augusto a Giustiniano domenico vera

I parmenses: società, religione, costume Le fonti epigrafiche Maria Giovanna Arrigoni Bertini

Aurea Parma Circolazione monetale e tesaurizzazione Emanuela Ercolani Cocchi

Storia di Parma Il contributo dell'archeologia Manuela Catarsi

Gusto, cultura artistica e produzione artigianale in Parma romana Sara Santoro

Il territorio di Parma in età romana Pier Luigi Dall'aglio

Civiltà urbana e cultura letteraria Bruno Zucchelli

Il primo cristianesimo a Parma Marcella Forlin Patrucco

La città dentro la città Le trasformazioni di Parma antica Alessia Morigi

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