New Faustian World. 17 pittori per l'arte del XXI secolo.
Motta 24 ore Cultura
A cura di Quattrone R.
Traduzione di Phillips M.
Testo Italiano e Inglese.
Pero, 2019; br., pp. 210, ill. col., cm 24x12.
ISBN: 88-6648-418-0
- EAN13: 9788866484189
Testo in:
Peso: 0.65 kg
"Esiste una misura nelle cose; esistono determinati confini al di là ed al di qua dei quali non può esservi il giusto" scriveva il poeta Orazio. 'Aurea mediocritas', il senso della misura. Così gli antichi definivano la virtù. Già, perché l'uomo virtuoso era tale in quanto riusciva a mantenere un equilibrio tra due punti antipodali, espressione di eccessi ed in quanto tali biasimabili. In questo senso per Aristotele la virtù etica era essenzialmente medietà cioè disposizione a perseguire il giusto medio tra due malvezzi: uno tale perché in eccesso ed uno tale perché in difetto. "La virtù, dunque, è una disposizione concernente la scelta, consistente in una medietà in rapporto a noi, determinata in base ad un criterio, e precisamente al criterio in base al quale la determinerebbe l'uomo saggio. Medietà tra due vizi, tra quello per eccesso e quello per difetto; e inoltre è medietà per il fatto che alcuni vizi restano al di sotto e altri stanno al di sopra di ciò che si deve, sia nelle passioni sia nelle azioni, mentre la virtù trova e sceglie il mezzo". Dunque "i Greci onoravano il finito" scriveva Hegel nelle sue 'Lezioni sulla storia della filosofia'. L'uomo greco doveva conoscere i propri limiti, rispettarli ed imparare a non oltrepassarli. Il Tempio di Apollo a Delfi dava il benvenuto ai propri ospiti con un'iscrizione: "Conosci te stesso". Con questa affermazione che aveva tutte le caratteristiche di una sentenza Apollo ricordava agli uomini di stare al proprio posto, di riconoscere la propria finitezza ed inferiorità rispetto agli Dèi dell'Olimpo. [...] (dall'Introduzione)