Il fragore delle acque. La cascata delle Marmore e la valle di Terni nell'immaginario occidentale
24 ORE Cultura
A cura di Brilli A.
Milano, 2002; ril., pp. 204, 16 ill. b/n, 56 ill. col., cm 30x26,5.
ISBN: 88-7179-369-2 - EAN13: 9788871793696
Soggetto: Cultura del Viaggio,Parchi, Giardini e Ambiente,Pittura,Regioni e Stati
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Umbria e Marche
Testo in:
Peso: 0.65 kg
L'eco che dall'era del Grand Tour in poi ha suscitato nell'immaginario occidentale la valle di Terni, un vasto territorio compreso fra la severa rocca di Narni, i monti sonanti di Cesi, il bosco di Papigno e la cascata delle Marmore, è stata ben più vasta di quanto si possa supporre.
Il fatto di essere attraversato dall'itinerario culturale europeo per eccellenza ha contribuito, non solo a diffondere il fascino di un intero contesto ambientale, bensì a fare di Terni una tappa obbligata. Il viaggiatore colto, il pittore, il poeta vi hanno trovato da sempre un itinerario costellato di memorie classiche, di singolari opere dell'ingegno umano e di sorprendenti testimonianze naturalistiche: in altri termini la metafora dell'Italia più amata dagli stranieri.
Con le testimonianze dei primi viaggiatori, fra il XVI e il XVII sec., si diffonde il mito della cascata delle Marmore, una cataratta provocata ad arte dal console romano Marco Curio Dentato forando il ciglione delle Marmore per far defluire le acque del Velino nel corso della Nera e rendere salubre la piana reatina.
Con l'800 la cascata delle Marmore e la valle di Terni sono assurte a proverbiali meraviglie nell'ambito del viaggio italiano. Accanto al "fiammeggiante Vesuvio e alla risorta Pompei" le guide collocano comunemente l'arcobaleno della cascata delle Marmore. Le voci dei viaggiatori nei quali il lettore ha modo di imbattersi in questo viaggio intendono quindi contribuire, insieme alle immagini spesso inedite, a definire l'identità di un territorio che ha costituito per secoli la quintessenza del paesaggio italiano, vale a dire del bello ideale.
Attilio Brilli è professore ordinario di lingue e letterature nord americane all'Università di Siena. Vive e lavora ad Arezzo. Considerato fra i massimi esperti di letteratura di viaggio, ha curato in questo ambito opere di Boswell, Ruskin, Irving, James, Wharton e altri. Fra i saggi recenti dedicati alla letteratura di viaggio: Quando viaggiare era un'arte. Il romanzo del Grand Tour, 1995, vincitore del premio Orient-Express; Il viaggiatore immaginario, 1997; La vita che corre. Mitologia dell'automobile, 1999 nonché In viaggio con Leopardi, 2000. Si è inoltre dedicato allo studio della percezione dell'Italia, delle sue città e dei suoi paesaggi da parte di culture straniere. Sono così nati i volumi Il viaggio in Italia, 1987; Il Petit Tour, 1988; Le città ritrovate, 1989. Ha quindi scritto i volumi Il viaggiatore raffinato: l'Italia, 1991, nonché Il viaggiatore raffinato: l'Europa, 1992.
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