Papalagi . Tuiavii di Tiavea
Nuovi Equilibri
Viterbo, 1991; br., pp. 59.
(Millelire).
collana: Millelire
Soggetto: Musica
Testo in:
Peso: 0.28 kg
Vedere le cose da un'altra prospettiva ci aiuta a volte a capire quello che ci sembra scontato. "Papalagi" è la traduzione del discorso di un capo tribù delle isola Samoa che, tornato da un viaggio in Europa, cerca di descrivere al suo popolo gli usi dei Papalagi, ovvero dei bianchi. Non ci sono parole buone per noi poveri bianchi, che viviamo in "fessure di pietra" senza la luce del sole, incapaci ormai di arrampicarci su un banano troppo abituati alle nostre "pelli da piedi", di gioire dei nostri averi perché costruiti da macchine senza cuore, troppo occupati a difendere il nostro "mio". C'è incredulità da parte di Tuiavii per come l'uomo europeo abbia corrotto la sua natura e riesca a gioire di questo. Tuivaii vede tutto questo con gli occhi della semplicità e dell'amore per la Terra, e richiama tutti i popoli primitivi dei mari del sud affinché non si facciano corrompere dal luccichio della civiltà europea, dal momento che essa allontana l'uomo da sè stesso, lo priva di naturalezza e lo distoglie dalle vere gioie della vita. "Voi credete di portarci la luce, in realtà vorreste trascinarci nella vostra oscurità".
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