Porto la lontananza in questa mano. Gian Domenico Giagni tra letteratura e nuovi media
Osanna Edizioni
A cura di Imbriani M. T.
Venosa, 2024; br., pp. 280.
ISBN: 88-8167-641-9
- EAN13: 9788881676415
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
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Il volume raccoglie gli Atti del Convegno di Potenza del 7 e 8 luglio 2022, promosso dal Dipartimento di Scienze Umane dell'Università della Basilicata e dal CGIAM con il sostegno del Ministero della Cultura, per celebrare il centenario della nascita di Gian Domenico Giagni, poeta, traduttore, sceneggiatore e regista. La prima parte si apre con le Relazioni dei promotori dell'iniziativa: Maria Teresa Imbriani si occupa della formazione potentina del giovane Giagni, Manuela Gieri interviene sulla transmedialità della sua complessa esperienza culturale, mentre Donato Verrastro ne contestualizza la biografia nel fermento delle trasformazioni novecentesche della città di Potenza. Seguono poi, nell'ordine, Marina Beer, che interpreta l'esperienza del poeta; Riccardo Giagni con un focus sul nome; Rodolfo Sacchettini che ne recupera i radiodrammi; Gianfranco Giagni che trascrive un diario inedito ed Emilia Surmonte che si sofferma sul traduttore di Prévert. Chiude la prima sezione Luigi Catalani, che pubblica l'Inventario delle Carte Giagni, donate dagli eredi al Polo Bibliotecario di Potenza. Gli Interventi della seconda sezione comprendono una riflessione della poetessa Silvia Bre, le puntuali analisi su scritti di Giagni da parte di Michele Fasanella, Nicola Sileo e Raffaele La Regina, soffermandosi inoltre su alcune esperienze circoscritte della biografia e della ricezione dell'autore con i lavori di Luigi Beneduci, Biagio Russo e Sergio D'Amaro. Letterato di «confine», come nel titolo della sua unica raccolta di versi, Gian Domenico Giagni (Potenza 8 luglio 1922 - Roma 9 marzo 1975) esercitò vari mestieri intellettuali, tenuti saldamente insieme dalla passione per la poesia: critico, giornalista, traduttore, sceneggiatore, autore radiofonico e teatrale, nonché regista. Tra i primi a sentire l'appello del reale storico, egli operò nel dialogo continuo con il nuovo pubblico della radio, della televisione e del cinema, convinto della funzione morale e civile dei media. Nacquero da ciò trasmissioni che avrebbero fatto la storia, prima della radio, il Teatro dell'Usignolo su tutte, poi della televisione, con gli sceneggiati tratti dai classici della letteratura, infine del cinema e del teatro: fu lui, insieme a Giancarlo Sbragia, tra i primi a interrogarsi sul futuro dell'umanità dopo la bomba atomica nel dramma Quarta era (1961). In definitiva, lo scrittore potentino fu tra i protagonisti della fondazione dei modelli radio-televisivi, che, nel secondo Novecento, tanto avrebbero cambiato la fruizione culturale delle masse, valicando la frontiera delle canoniche discipline artistiche, a partire dalla poesia e dalla letteratura e quindi dalle arti limitrofe, musica, pittura, teatro, tutte a servizio del racconto. Dalla letteratura al teatro, dalla radio alla televisione, dalla televisione al cinema, quegli uomini di una RAI intesa come servizio pubblico ed educativo hanno teorizzato e praticato i nuovi linguaggi mediatici nel solco della tradizione della cultura occidentale, colta e popolare. Ma Gian Domenico Giagni, Mimì come lo chiamavano i familiari e gli amici in provincia, fu soprattutto un poeta di rara sensibilità, cantore nostalgico e profondo conoscitore della sua Lucania, legato con un filo indissolubile alla città natìa, Potenza, e alla via Pretoria in cui visse l'infanzia e una straordinaria giovinezza, negli anni decisivi della seconda guerra mondiale.