Gli achei e l'identità etnica degli achei d'Occidente
Pandemos
Atti del Convegno Internazionale di Studi, Paestum, 23 febbraio - 25 febbraio 2001.
Paestum, Atti del Convegno Internazionale di Studi, 23 febbraio - 25 febbraio 2001.
A cura di E. Greco.
Paestum, 2002; br., pp. 448, ill. b/n e col., cm 21x27.
(Tekmeria. 3).
collana: Tekmeria
ISBN: 88-87744-03-3 - EAN13: 9788887744033
Soggetto: Saggi e Studi sull'antichità
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico
Luoghi: Europa,Extra Europa,Italia
Extra: Antica Grecia
Testo in:
Peso: 2.03 kg
Come si arguirà dalla lettura delle relazioni, possediamo ora una rassegna in cui sono chiaramente esplicitate le posizioni di partenza di ciascuno, con il risultato di poter conoscere la diversità delle ragioni, le matrici culturali delle esegesi e delle letture cui si giunge di volta in volta nell'ambito del tema affrontato.
La questione di fondo, che traspare in quasi tutti i contributi, quella cui ciascuno era chiamato a dare il suo punto di vista, riguarda la identità etnica dei coloni achei: si può parlare di piena e consapevole coscienza della propria identità da parte degli apoikoi già al momento della fase più antica delle fondazioni (scil. Sibari e Crotone) o questo fenomeno è tardo (a fronte della problematicità dei dati relativi alla Acaia stessa dove, a giudicare da come vengono valutate le apparenze, non si può parlare di ethnicity achea prima del VI secolo a.C.)?
Vedremo come, riflettendo sui singoli contributi, ci troviamo di fronte a soluzioni radicalmente opposte tra lo scavo nella tradizione mitica, magistralmente utilizzata per illuminare la coscienza della propria identità già in epoca molto arcaica e lo scetticismo derivato dall'empeiria, dalla valutazione delle evidenze che militerebbero a favore di un manifestarsi tardo di quella autocoscienza. Nel mezzo troviamo tutta una serie di posizioni sfumate, che variano, in rapporto al materiale utilizzato ed, ovviamente, al punto di vista dello studioso.
Nella relazione di apertura, con l'intervento di I. Moschos sull'Acaia Occidentale nel TMIIIC, con le impressionanti scoperte di Vounteni in particolare e le osservazioni su questa realtà tardo-micenea, senza palazzi, che conosce un notevole incremento demografico, troviamo il primo importante leitmotiv costituito dal ruolo di spartiacque del Panachaikòn che divide la futura Achaia in due: in Omero non c'è ancora la Acaia unificata, come ribadiscono tutti, a cominciare da A. Rizakis che traccia un ampio ed esaustivo quadro della geografia storica della regione. Con le relazioni di A. Mele sugli Achei tra Omero e l'età arcaica e di C. Morgan sulla ethnicity degli Achei si passa al cuore del problema, con quelle profonde differenze di cui si diceva tra le conclusioni ricavate dalla esplorazione del mito e l'applicazione di un punto di vista sulla identità etnica che mette a frutto tradizioni storiche e documentazione archeologica. M. Moggi torna sul tema, di cui è ben noto specialista, della Lega Achea con tutte le cautele, ma anche con i punti fermi di cui disponiamo per discutere della importante istituzione (con il connesso problema della identità politica e di quella derivata dall'appartenenza al koinòn) seguito dall'esame che L. Gallo fa delle magistrature e delle istituzioni politiche degli Achei d'Occidente. Con le relazioni di M. Petropoulos sulla topografia e sull'architettura (specialmente il grande tempio di Ano Mazaraki) e di A. Gadolou sulla ceramica e le officine di Ano Mazaraki si inaugura la sezione archeologica peloponnesiaca, cui si rifanno gli interventi di D. Katsonopoulou su Elice, quello di A.Vordos su Trapezà (sito di altissimo interesse, che sembra identificabile con Ripe) e di A. Bammer, che riassume i risultati delle ricerche austriache ad Aigeira-Hyperesia. La relazione di M. Lombardo fa da plaque tournante, introducendo la sezione occidentale con la tematica fondamentale riguardante il rapporto tra colonizzazione achea e nozioni di Enotria ed Italia, mentre i due contributi successivi mettono a confronto le nostre conoscenze dei culti dell'Acaia (M. Osanna) con quelle delle colonie achee, lette da M. Giangiulio, anche alla luce delle matrici metropolitane.
D. Mertens, con la sua ben nota competenza, traccia un quadro di sintesi sull'architettura delle colonie achee occidentali, seguito da M. Mertens-Horn che esamina, sulla base di alcuni pinakes fittili, lo hieròs gamos tra Hera e Zeus in Acaia ed in Occidente.
L. Tomay, in aperta polemica con J. Papadopoulos, definisce in modo più rigoroso, rispetto allo studioso americano, la classe delle ceramiche di tradizione achea, mentre B. d'Agostino esamina il kantharos tipo Itaca' tra la Grecia e l'Occidente, M. Cipriani traccia un quadro esaustivo delle situazione poseidoniate. Con gli interventi di N. Parise sulla monetazione e di F. Croissant sull'artigianato la sezione delle relazioni termina con due importanti interventi ricchi di spunti metodologici proprio sull'uso dell'immagine in rapporto a problemi di identità e di koinè culturale achea.
Testi di:
Athanassios D. Rizakis, Ioannis Moschos, Alfonso Mele, Catherine Morgan, Mauro Moggi, Luigi Gallo, Michalis Petropoulos, Anastasia Gadolou, Dora Katsonopoulou, Andreas G. Vordos, Anton Bammer, Mario Lombardo, Massimo Osanna, Maurizio Giangiulio, Dieter Mertens, Silvana Luppino, Luigina Tomay, Bruno d'Agostino, Marina Cipriani, Nicola Parise, Francis Croissant, Maria Letizia Lazzarini, Cristina Cuscunà, Gregorio Aversa.
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