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Firenze e gli antichi Paesi Bassi 1430-1530. Dialoghi tra artisti. Da Jan van Eyck a Ghirlandaio, da Memling a Raffaello...

Sillabe

Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina, 20 giugno - 26 ottobre 2008.
A cura di Meijer B. W.
Livorno, 2008; br., pp. 272, ill. b/n e col., 64 tavv. col., cm 24x27,5.

ISBN: 88-8347-403-1 - EAN13: 9788883474033

Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Pittura,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Europa,Firenze,Toscana

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.47 kg


Il volume si propone di offrire una panoramica delle opere neerlandesi presenti a Firenze nel periodo 1430-1530, attraverso una scelta mirata di capolavori dei grandi maestri da Jan van Eyck a Luca di Leida.
Grazie agli intensi rapporti commerciali ed artistici con gli antichi Paesi Bassi, e all'importanza delle scuole pittoriche di quelle regioni, nel Quattrocento è grande in Italia, e in particolare nella Firenze dei Medici, l'interesse per i dipinti fiamminghi.?
Membri di importanti famiglie fiorentine come i Portinari, i Baroncelli, i Pagagnotti, i Tani, accreditati a Bruges come rappresentanti di imprese commerciali e bancarie quali il Banco dei Medici, agirono, nel campo artistico, come elementi di congiunzione tra il mercato locale e la richiesta dall'Italia, facendosi intermediari o acquirenti di opere destinate a dar lustro alle chiese, ai palazzi, alle ville fiorentine, o alle loro proprie abitazioni e cappelle a Firenze e al Nord.
Anche presso gli artisti, le innovazioni della pittura neerlandese suscitarono un interesse straordinario.
La presenza a Firenze di capolavori di Jan van Eyck, Rogier van der Weyden, Hans Memling, nonché di vari altri maestri degli antichi Paesi Bassi, e in particolare l'opera più celebre e più monumentale, il Trittico Portinari di Hugo van der Goes arrivato nella chiesa di Sant'Egidio nel 1483, ebbe un impatto vigoroso e profondo nell'ambiente artistico locale.
Dal Beato Angelico e da Filippo Lippi a Botticelli, Leonardo, Perugino e Ghirlandaio, da Lorenzo di Credi a Fra' Bartolomeo, fino a Raffaello, Andrea del Sarto e Pontormo, la magica poesia della luce e dell'osservazione analitica dei paesaggi, degli interni e delle cose che conferiscono consistenza tattile ed emotiva ai personaggi e agli ambienti, entra con le più varie sfumature a far parte integrante del linguaggio figurativo del rinascimento fiorentino.?

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