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Carlo Ceresa (1609-1679). Un Pittore del Seicento lombardo tra realtà e devozione

Silvana Editoriale

Bergamo, MUSEO ADRIANO BERNAREGGI, 9 marzo - 24 giugno 2012.
Bergamo, ACCADEMIA CARRARA DI BELLE ARTI, 9 marzo - 24 giugno 2012.
Bergamo, Museo Adriano Bernareggi e Accademia Carrara, 10 marzo - 24 giugno 2012.
A cura di Facchinetti S., Frangi F. e Valagussa G.
Cinisello Balsamo, 2012; br., pp. 304, ill. b/n e col., tavv., cm 24x28.
(Cataloghi di Mostre).

collana: Cataloghi di Mostre

ISBN: 88-366-2287-9 - EAN13: 9788836622870

Soggetto: Collezioni,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Lombardia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.815 kg


Esponente di maggior spicco, accanto a Evaristo Baschenis, del Seicento bergamasco, Carlo Ceresa (1609-1679) fu anche il più convinto interprete, in quel secolo, della vocazione naturalistica che contraddistingue la pittura lombarda. Per quanto sia disposta entro i decenni che segnano la massima affermazione del linguaggio barocco, la vicenda dell'artista si distingue per una tenace estraneità a quella stagione figurativa. Alla dimensione decorativa e teatrale della pittura del suo tempo Ceresa oppone infatti un linguaggio sobrio e sincero, apprezzabile sia nelle sue opere sacre, sia nella lucida obbiettività dei suoi ritratti, che lo pongono come ideale anello di congiunzione tra l'esperienza cinquecentesca di Moroni e quella settecentesca di Fra' Galgario. A sessant'anni di distanza dalla rassegna su "l pittori della realtà in Lombardia", che sancì la riscoperta dell'artista, la mostra ripercorre l'intera parabola di Ceresa, dalle opere giovanili influenzate dalle stampe tardo manieriste, all'acquisizione di un convincente stile autonomo, maturato soprattutto sullo studio dei modelli di Daniele Crespi. I confronti con le opere di quest'ultimo, oltre che del Genovesino e di Baschenis, consentono di illuminare il contesto culturale nel quale si giocò la carriera di Ceresa, il cui profilo antibarocco è invece rivelato dalla contrapposizione dialettica tra i suoi dipinti essenziali e meditativi e il registro più spettacolare dei pittori attivi per il territorio bergamasco.

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