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Venere Russa. Fascino Femminile nell'Arte Russa del Novecento

Silvana Editoriale

Bordighera, Villa Margherita, 9 luglio - 28 settembre 2014.
A cura di Muratova X.
Testo Italiano e Russo.
Cinisello Balsamo, 2014; br., pp. 168, 80 ill. b/n e col., 80 tavv. b/n e col., cm 24,5x28.
(Cataloghi di Mostre).

collana: Cataloghi di Mostre

ISBN: 88-366-2955-5 - EAN13: 9788836629558

Soggetto: Collezioni,Pittura,Saggi (Arte o Architettura),Scultura

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Extra Europa

Testo in: testi in  italiano, russo  testi in  italiano, russo  

Peso: 0.65 kg


Venere russa è altamente rappresentativa delle varie tendenze e correnti artistiche che segnarono l'arte russa alla fine del secondo millennio. Se da una parte la scena artistica è dominata dalle sperimentazioni delle avanguardie, che pongono le basi dell'arte astratta, dall'altra molti pittori russi non abbandonano il tema della rappresentazione umana, e in particolar modo del nudo femminile e della sua bellezza, così come la rappresentazione della donna in genere.
Proprio questo tema è al centro dell'attività creativa dei pittori presenti in mostra, la cui attività è in grado di testimoniare il carattere poliedrico della ricerca artistica nell'arte russa del secolo scorso.
Pur ispirandosi alla stessa tematica, gli artisti perseguivano intenti molto diversi tra loro e utilizzavano le tecniche più varie.
I loro destini furono profondamente segnati dai grandi avvenimenti della storia: se infatti una parte delle opere è stata realizzata prima della rivoluzione russa, l'altra, che costituisce la parte più cospicua, fu realizzata da artisti che abbandonarono il proprio paese dopo la rivoluzione, ritrovandosi tra gli espatriati.
L'esposizione vuole rendere omaggio anche a quella parte della cultura russa meno conosciuta e troppe volte offuscata dall'arte dell'avanguardia o da quella di stampo socialista, per riconsiderare l'aspetto estremamente complesso dei fenomeni artistici del Novecento russo, spesso orientati alla ricerca del bello, in un mondo occupato dalla rappresentazione del brutto, del volgare, del mostruoso. Questa bellezza è proprio testimoniata dall'esaltazione dell'immagine femminile.

Con alcuni quadri è presente in mostra l'artista Nikolaj Kalmakov (1873-1955), uno dei pittori più originali non soltanto del simbolismo russo, ma di tutto il simbolismo europeo (la madre era italiana e la sua arte affonda le radici nella cultura europea). Le sue immagini femminili sono creature ora celesti, ora demoniache.

Alla ricerca invece della rappresentazione della natura, dell'uomo e della realtà circostante nella sua oggettività, si ispirano alcuni pittori del gruppo "Il Fante di quadri" come P. Kon?alovskij, I. Maškov, A. Kuprin, R. Fal'k, A. Lentulov, V. Roždestvenskij che ci restituiscono un'immagine femminile dalla bellezza gioiosa e sensuale. Al gruppo prese parte, seppur per un breve periodo della sua attività artistica, anche Natal'ja Gon?arova (1881-1962), senza dubbio uno dei pittori più originali, significativi e fertili del XX secolo. La sua pittura, di grande forza e monumentalità espressiva, rivela le tracce delle nuove ed importanti ricerche e scoperte dell'avanguardia russa, basate sullo studio dell'arte popolare, delle incisioni e delle icone primitive. Protagoniste principali della sua pittura di questo periodo sono le figure maestose, forti e possenti delle contadine russe, colte nella loro grave bellezza segnata dalla fatica della vita nei campi.

Un posto del tutto particolare nella costellazione di pittori russi stabilitisi a Parigi dopo l'emigrazione spetta a Maria Vasil'eva (o Vassilieff) (1884-1957). A differenza della maggior parte dei pittori russi degli anni '10, che mischiavano liberamente nella loro produzione le tradizioni già affermate di cezannismo, fauvismo e cubismo. Vasil'eva restò fedele ai principi del cubismo nella sua forma più classica e pura, realizzando allo stesso tempo creature leggere e luminose.

Nell'aspetto multisfaccettato dell'arte russa, la rivalutazione dell'esperienza e dell'eredità classica gioca un peso importante. E' il caso di uno dei capolavori di Léopold Survage (1879-1968), presente in mostra con l'opera "Quattro Grazie" o "Una dea con tre Grazie". Il quadro realizzato a Parigi nel 1924 richiama la tradizione classica della rappresentazione del nudo femminile.
Numerosi sono gli artisti in mostra che ci restituiscono una multiforme e poliedrica visione del mondo, testimonianza della complessità dell'arte russa del Novecento e della sua capacità di rielaborare e di declinare in infinite variazioni il complesso universo femminile.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci