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Gli argenti di Arrigo Finzi

Silvana Editoriale

Cinisello Balsamo, 2011; br., pp. 16, ill. b/n e col., tavv.

Soggetto: Oreficeria (Argento, Gemme, Gioielli, Oro)

Periodo: 1960- Contemporaneo

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.08 kg


Arrigo Finzi (La Spezia 1890 - Milano 1973) è stato uno degli argentieri italiani più interessanti e originali della prima metà del Novecento. Basti ricordare che nel 1950 le sue opere furono le uniche giudicate sufficientemente innovative per partecipare alla mostra Italy at work. Her renaissance in design today, l'importante rassegna espositiva che, ospitata in dodici prestigiosi musei statunitensi, presentò oltreoceano il meglio dell'artigianato, delle arti decorative e del design italiani contemporanei.
Le opere di Finzi esposte alla Wolfsoniana si riferiscono alla sua produzione dal 1919 al 1940. Quando, nel 1909, il giovane Arrigo presentò il progetto del suo primo laboratorio, fece la conoscenza di Antonio Sant Elia che, in quel momento, lavorava presso l ufficio tecnico del Comune di Milano. Negli anni seguenti incontrò nuovamente il celebre architetto futurista. Tra i due giovani s instaurò un rapporto di amicizia: Finzi, che voleva avviare una produzione di argenti moderni, rimase affascinato dai progetti avveniristici di Sant'Elia e gli chiese di disegnare oggetti caratterizzati da linee nuove e essenziali. Purtroppo la guerra e la tragica morte dell'architetto interruppero il sodalizio. Ma Finzi non dimenticò la lezione dell'amico e, quando nel 1919 fondò la sua ditta, i primi pezzi s'ispirarono ai disegni di Sant'Elia, come dimostra il centrotavola Futurismo presentato alla Wolfsoniana. Tali opere non riscossero però successo commerciale. Solo più tardi, nel 1933, quando la ditta Finzi era ormai affermata a livello nazionale e internazionale, l'argentiere depositò il marchio "Sant Elia" con il quale lanciò la stagione della "Nova Argenteria" che contraddistingue la produzione dalle linee più moderne, in cui l'ispirazione futurista si fonde con motivi dichiaratamente déco e, in alcuni pezzi, rivela accenti più corposi, già Novecento

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