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Burri, Fontana e la Pinacoteca di Brera. Materia e spazio

Skira

Milano, PINACOTECA DI BRERA, 16 giugno - 3 ottobre 2010.
A cura di Corà B.
Milano, 2010; br., pp. 96, 72 ill. col., tavv. col., cm 24x28.
(Arte Moderna. Cataloghi).

collana: Arte Moderna. Cataloghi

ISBN: 88-572-0727-7 - EAN13: 9788857207278

Soggetto: Collezioni,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura),Scultura e Arti Decorative - Monografie

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Milano

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.63 kg


Burri e Fontana a Brera pone alcuni importanti nuclei di opere dei due più grandi maestri dell'arte italiana della seconda metà del XX secolo, gli uni di fronte agli altri, rendendo evidente come, per vie diverse ma del tutto dialettiche, essi abbiano dato corpo alle esperienze più avanzate della creazione pittorico-plastica di quegli anni.
Autentici progenitori dell'arte che si verrà manifestando negli anni cinquanta-sessanta, non solo in Italia, ma anche nel resto d'Europa, Burri e Fontana hanno determinato, ognuno con originali contributi, gli sviluppi delle più importanti coniazioni linguistiche del resto del secolo.
L'altissima lezione di Burri sulla conquista di equilibri inediti nella materia da lui affrontata con una tensione radicale ed esigente, conseguendo esiti di straordinaria intensità pittorica e l'ineguagliata esplorazione di Fontana di una concezione spaziale che ha introdotto nell'arte alcune dimensioni divenute "storiche" ed emblematiche, rendono questo confronto un episodio davvero unico e di particolare incisività. Attraverso un confronto che considera in Burri l'interesse assoluto per la materia da porre in costante equilibrio e in Fontana l'annuncio spaziale nella dimensione di un "concetto" o di un "ambiente", il volume fa il punto sulle due magistrali esperienze, sottolineando con opere scelte i principali aspetti dell'arte dei due maestri. Così, se per Burri, dopo l'invenzione dei "catrami", dei "sacchi", dei "metalli" e delle "plastiche", le altre opere considerate sono i "cretti" e i "cellotex", per Fontana, accanto ai "concetti spaziali" dei "buchi" e delle "attese" (o tagli), vengono considerate le numerose morfologie plastiche, dalle "Nature" ai "Quanta" e sino al grande "Neon" del 1951.
Le opere di questi due grandi maestri del Novecento vengono poi messe a confronto con i capolavori della Pinacoteca di Brera, di Piero della Francesca (Pala di Montefeltro), di Donato Bramante (Cristo alla colonna) e di Raffaello Sanzio (Lo sposalizio della Vergine), sommi esempi della pittura umbro-marchigiana; per Fontana è il soffitto della sala X ad accogliere l'enorme "arabesco fluorescente" al neon, realizzato per la IX Triennale di Milano nel 1951, ponendo in tal modo in relazione la sua grande invenzione spaziale con la pittura luministica dei protagonisti del divisionismo italiano, da Previati a Pellizza da Volpedo e altri.

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