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Attorno agli amori. Camillo Boccaccino sacro e profano

Skira

Milano, Pinacoteca di Brera, 29 marzo - 1 luglio 2018.
A cura di Marco Tanzi, Francesca Debolini, Tanzi M. e Debolini F.
Milano, 2018; br., pp. 112, ill. col., cm 17x24.
(Arte Antica. Cataloghi).

collana: Arte Antica. Cataloghi

ISBN: 88-572-3870-9 - EAN13: 9788857238708

Soggetto: Collezioni,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.37 kg


È un Dialogo molto particolare quello che - in occasione del riallestimento dei saloni napoleonici, il cuore storico di Brera - vede protagonista Camillo Boccaccino, perché mette a confronto due modulazioni diverse di un'unica voce, quella del pittore cremonese appunto, declinata sui due temi della pittura sacra e di quella profana. Accanto alla pala proveniente da San Bartolomeo a Cremona e dal 1809 a Brera, stanno una strepitosa Venere "da stanza", realizzata probabilmente per Giovanni Battista Speciano, e un minuscolo Amore, destinato senz'altro anch'esso a un collezionista. Quello che probabilmente deve essere considerato il dipinto d'altare più moderno e innovatore negli anni trenta del Cinquecento a Cremona, con una composizione dinamica, protagonisti partecipi immersi in un paesaggio screziato di ombre, riecheggia nelle penombre boschive accese dal bagliore dei temporali dove abitano divinità pagane. Di esse il pittore sa fermare sulla tela grazia sovrumana e moti umanissimi, in un rutilare di colori saturi, densi. Aveva ragione l'abate Lanzi dall'occhio quasi infallibile quando nel 1795 definiva Camillo "il più gran genio della scuola cremonese" e questo Dialogo è occasione per fare il punto sull'intera - breve - produzione dell'artista che è certo una delle voci più originali del Cinquecento padano. Non solo. La gioia dei sensi che percorre le opere profane di Boccaccino fa riflettere sui gusti del collezionismo milanese. Gusti che ancora quasi un secolo dopo, in opposizione ai rigori borromaici, si sarebbero rispecchiati in opere come la Venere e Amore dipinta da Giulio Cesare Procaccini per Fabio II Visconti: palpitante, viva, con la firma dell'artista annidata sotto un'ascella e chiusa dalla dicitura "con Amore".

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