Zehra Dogan. Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche
Skira
Brescia, Museo di Santa Giulia, 16 novembre 2019 - 6 gennaio 2020.
A cura di Stamboulis E.
Milano, 2019; br., pp. 96, 70 ill. col., cm 16,5x24.
(Cataloghi).
collana: Cataloghi
ISBN: 88-572-4330-3
- EAN13: 9788857243306
Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Collezioni,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.65 kg
È nell'uso del plurale, in quel verbo avremo, che ci coinvolge tutti, che consiste la chiave interpretativa della pratica artistica della giovane artista e giornalista curda del sudest della Turchia. La potenza immaginifica della sua mano è il risultato della riflessione e della relazione di una specifica collettività, quella delle donne detenute con Zehra nelle prigioni di Mardin, Diyarbakir, Tarso. Due anni e nove mesi di prigione per un disegno su Twitter e una lettera di una bambina di dieci anni pubblicata: questo periodo è diventato l'occasione per mostrare che la resistenza che passa attraverso l'arte non si può ingabbiare. Sostenuta da artisti come Banksy e Ai Weiwei durante la detenzione, ha affrontato con cocciutaggine e inesauribile ottimismo insieme alle altre la prigionia. L'ha guidata la fede nella potenza liberatoria e nella possibilità di cambiamento positivo dell'arte. "Non devi voltare le spalle alle fonti che ti nutrono. Sono nata in Curdistan. Sono cresciuta e mi sono formata con i disegni del Curdistan, e queste ricchezze hanno dato senso alla realtà. Sì, le ingiustizie e i massacri in cui viviamo sono una terribile disgrazia, ma abbiamo anche meravigliose opportunità [...]. Può essere considerato quasi un lusso. Questo deve essere ben compreso e ben interpretato. Voltare le spalle a questa realtà sarebbe un grande errore". Fedele alla sua terra, è costretta oggi a un auto esilio che non ferma però il suo pennello.