Domus (1970-1979)
Taschen
A cura di Fiell C. e Fiell P.
Testo Inglese, Francese e Tedesco.
Köln, 2017; ril., pp. 792, ill.
(Bibliotheca Universalis).
collana: Bibliotheca Universalis
ISBN: 3-8365-2653-0
- EAN13: 9783836526531
Soggetto: Architettura e Arte Civile
Testo in:
Peso: 0.79 kg
L'ascesa dell'individualità e della coscienza ecologica Architettura e design negli anni Settanta Fondata nel 1928 come una sorta di diario in presa diretta dal grande architetto e designer milanese Gio Ponti, domus è stata salutata come la rivista di architettura e design più influente al mondo. Con stile e rigore, si è occupata in maniera estensiva dei temi e dei movimenti stilistici più rilevanti nei diversi settori del design - del prodotto, strutturale, di interni e industriale. Questa ristampa di domus presenta gli eventi di spicco degli anni Settanta, un'epoca caratterizzata dall'affermazione dell'individualità e della coscienza ecologica. 1970-74: L'individualità regna indiscussa I primi anni Settanta furono segnati da stravolgimenti nel campo dell'architettura e del design, dettati da una nuova spinta verso l'individualità che si manifestò tramite stili e metodi costruttivi innovativi. Le opere futuristiche di Luigi Moretti si ersero a contrasto con il design pratico di Renzo Piano e Richard Rogers; altrove si scorsero le prime avvisaglie di tendenze postmoderniste. L'architetto giapponese Kisho Kuramata si impose all'attenzione con gli edifici e le pianificazioni urbanistiche in stile metabolico, mentre i paesaggi viventi di Verner Panton e Joe Colombo aprirono nuove prospettive. 1975-1979: I primi segnali di una coscienza ecologica Nella metà degli anni Settanta si verificò una crisi energetica su scala globale, causata da un calo nell'approvvigionamento di petrolio. Di conseguenza, l'architettura e il design iniziarono a volgersi verso risorse alternative, metodi costruttivi ecologici e materiali riutilizzabili. Il volume include gli edifici postmoderni di Richard Meier, le strutture moderniste di Foster Associates, il Centro Georges Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers e le opere degli architetti giapponesi Arata Isozaki e Kisho Kurakawa. Non mancano i progetti delle reti di trasporto, delle macchine per ufficio e di apparecchi elettrici.