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Felice Beato. La Birmania nelle Fotografie del Civico Archivio Fotografico di Milano

Umberto Allemandi

A cura di Paoli S.
Milano, Castello Sforzesco, 24 gennaio - 29 marzo 2013.
Torino, 2013; br., pp. 32, ill. b/n, cm 16,5x23,5.

collana: Quaderni della rete Museale dell'Ottocento Lombardo

ISBN: 88-422-2212-7 - EAN13: 9788842222125

Soggetto: Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Collezioni,Fotografia

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno

Luoghi: Extra Europa

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.1 kg


La preziosa e straordinaria serie fotografica presentata in mostra dà un fondamentale contributo alla conoscenza dell'ultimo periodo di attività del fotografo Felice Beato (Venezia 1832 - Firenze 1909), e consente la conoscenza di un territorio, la Birmania (o Burma, oggi Myanmar), generalmente poco documentato in fotografia.
Le fotografie facevano parte di un album probabilmente assemblato da Howard Frederick Compton (1847 - 1909), colonnello dell'esercito inglese che combatté nella guerra anglo - birmana tra il 1889 e il 1890 e probabile autore anche di alcune fotografie dell'album, per la maggior parte tuttavia attribuite a Felice Beato.
Nato a Venezia da padre britannico e madre italiana, Felice Beato, cresce a Corfù per poi trasferirsi a Costantinopoli al seguito della famiglia. Qui conosce l'inglese James Robertson (1813-1888), appassionato fotografo, incisore di pietre dure e già incisore capo e soprintendente della Zecca con il quale, sin dai primi anni cinquanta, comincia la sua attività fotografica, insieme al fratello Antonio (1832-1906).
Il matrimonio di Robertson con Maria Matilde Beato, sorella di Antonio e Felice, rafforzò l'amicizia verso i due fratelli così come il loro sodalizio professionale. Robertson e Beato lavorarono insieme, tra il 1853 e il 1856, ad Atene, Malta ed in Crimea, al seguito delle armate britanniche.
Nel 1857 furono in Egitto e in Terra Santa, nel 1858 in India, per documentare gli scontri a Lucknow. Gli anni successivi videro le strade dei due separarsi a causa dei sempre più frequenti viaggi compiuti da Felice Beato verso l'estremo Oriente. Nel 1860 è in Cina, da solo, al seguito della spedizione militare anglo-francese che occupò Pechino durante la guerra dell'oppio.
Nei due anni successivi Beato è in Inghilterra per promuovere e vendere le sue fotografie al pubblico europeo, ma il richiamo dell'Oriente lo rimette in viaggio.
Nel 1863 si stabilì a Yokohama e nel 1864 diede vita a una società col pittore Charles Wirgman (1832-1891), la "Beato & Wirgman, Artists & Photographers".
Nel 1868 Beato e Wirgman sciolsero la loro attività e nello stesso anno Beato pubblicò l'opera che ancora oggi lo rende famoso, l'album, in due volumi di cento immagini ciascuno, dal titolo Photographic Views of Japan with Historical and Descriptive Notes, Compiled from Authentic Sources, and Personal Observation During a Residence of Several Years. Il lavoro di Beato lascerà un segno profondo nella cultura fotografica giapponese tanto che intorno ai suoi insegnamenti si creerà la così detta scuola di Yokoama.
Beato cedette nel 1877 l'attività e il suo archivio al barone austriaco Raimund von Stillfried, per dedicarsi maggiormente ad investimenti immobiliari e commerciali rimanendo a Yokohama fino al 1884. Dopo una presenza in Sudan al seguito delle armate britanniche, si stabilì in Birmania, a Mandalay, dove aprì un atelier fotografico e intraprese il commercio di antichità e souvenir.
Le fotografie della Birmania sono un repertorio significativo di luoghi e monumenti costitutivi dell'identità culturale del Burma, cui si uniscono ritratti di "genere" (i cosiddetti "costumi" o "tipi") a testimonianza delle diverse categorie sociali ma anche delle diverse etnie, secondo stilemi e canoni coerenti con la tradizione figurativa europea. In alcuni casi emerge anche l'attenzione ad aspetti del vivere quotidiano, tipici delle tradizioni del paese - la lotta fra gli elefanti - o a personaggi identificabili, come il monaco buddista alla guida del Monastero Incomparabile o il comandante dell'esercito birmano a Mandalay. Dalla tradizione dei "generi", quindi, l'attività di Beato si apre anche al reportage, in immagini di grande qualità e rigore formale che ne confermano ancora una volta l'elevato grado di professionalità raggiunto.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci