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Leoni e Tori. Dall'Antica Persia ad Aquileia.Lions and Bulls from Ancient Persia in Aquileia

Umberto Allemandi

Aquileia, Museo Archeologico Nazionale, 25 giugno - 30 settembre 2016.
Testo Italiano e Inglese.
Torino, 2016; br., ill. col.

ISBN: 88-422-2410-3 - EAN13: 9788842224105

Soggetto: Arte dei Metalli (Bronzo, Ferro, Peltro..),Saggi e Studi sull'antichità,Scultura

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Testo in: testi in  inglese, italiano  testi in  inglese, italiano  

Peso: 1 kg


Persepoli era l'agglomerato urbano più grande e più bello del mondo quando Alessandro Magno arrivò davanti alle sue mura nel 330 a.C. Tre mesi dopo un incendio, ordinato o causato dallo stesso Alessandro, distrusse la più maestosa città che l'uomo avesse costruito: crollarono i muri, le statue, le colonne; si fusero le lamine d'oro che ancora ricoprivano le statue e il trono, e di Persepoli restarono solo le rovine che ancora resistono a 50 chilometri dalla città di Shiraz, in Iran. Aquileia, uno dei più grandi e floridi centri politici, amministrativi e commerciali dell'Impero romano, resistette alle incursioni di Alarico, ma non ad Attila che, riuscì a penetrarvi grazie al crollo di un muro della fortificazione il 18 luglio del 452 d.C. devastandola e, tradizione o leggenda vuole, spargendo il sale sulle sue rovine.

Oggi, idealmente la memoria di due grandi città, entrambe distrutte col ferro e col fuoco, a quasi ottocento anni di distanza, ed entrata a far parte del patrimonio di cultura, di arte, di suggestioni dell'intera umanità, si concretizza nella mostra Leoni e Tori dall'antica Persia ad Aquileia, dal 25 giugno al 30 settembre 2016 al Museo Nazionale Archeologico di Aquileia, realizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, il National Museum of Iran e l'Iranian Cultural Heritage Handcrafts and Tourism Organization.

Prosegue così dopo l'esposizione dello scorso anno che ha portato ad Aquileia importanti reperti del museo tunisino del Bardo e che ha avuto un importante riconoscimento di pubblico e di critica, il ciclo denominato Archeologia Ferita. Come scrive il Presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi: "La mostra è dedicata all'arte achemenide e sasanide, con pezzi importantissimi provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Teheran e da quello di Persepoli, e non si collega direttamente alle tragiche vicende del passato recente e dell'attualità nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Sempre di Archeologia Ferita si tratta, ma per conoscere l'autore delle ferite e alla distruzione della capitale dell'impero di Dario è necessario risalire sino al IV secolo a.C. e ad Alessandro Magno. Molto lontano dunque dal terrorismo dei nostri giorni e da una violenza le cui radici abbiamo tanta difficoltà a comprendere. Eppure, a ben guardare, grande parte del patrimonio archeologico del mondo è originato da una ferita, da devastazioni, dalla volontà di cancellare l'identità del nemico o, semplicemente, dell'altro. Anche Aquileia è un simbolo non solo di convivenza nei primi secoli d.C., ma anche della devastazione ad opera di Attila e di popolazioni che venivano da quell'Oriente verso cui, per un periodo così lungo, Aquileia era stata la porta e la via d'accesso". E del resto, come in un sottile fil-rouge, la medesima sorte di distruzione era toccata a Cartagine che dista pochi chilometri da Tunisi, dove si trova il Museo del Bardo.

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