Carlo Re. Pianeta libero
Verso l'Arte Edizioni
Firenze, Archivio di Stato, 17 luglio - 29 agosto 2004.
Presentazione di Salvatore Italia.
Cerrina, 2004; cartonato, pp. 144, 200 ill. col., cm 21x29.
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie
Periodo: 1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.77 kg
Un inserimento che, come si può notare dalle 8 mostre personali e dalle 93 collettive, è stato caratterizzato da un atteggiamento umile e disponibile a recepire le esperienze, la volontà e l'autocritica, la pazienza nel lavoro e nell'impegno continuativo, l'assenza di vanità, la gioia di creare e produrre, con il solo scopo di soddisfare ed emozionare e mai disposto a cedere alle richieste di alcuna moda o mercato; condizioni che col tempo si sono rivelate i reali ingredienti della libertà artistica.
La mostra è composta da 200 opere che ripercorrono tutto l'arco dell'attività dell'artista, dal 1970 al 2004, in un'evoluzione graduale che lo ha portato alla conquista di una maturità personale che si raffronta sempre più criticamente con la società, prendendo atto della realtà e della condizione umana.
E' per questo che, accanto alle tecniche pittoriche tradizionali, compaiono elementi come bossoli e oggetti di varia natura, che rappresentano la denuncia di un malessere sociale: i bossoli esprimono la violenza; le campiture nere il petrolio, simbolo del potere attuale; i bambini stilizzati, che spesso compaiono a tre teste, sono coloro che subiscono imponenti e incolpevoli il dramma del mondo.
Anche i colori stessi diventano simboli: il nero, come si è detto, è il petrolio per il quale non si esita ad uccidere; il giallo il sole, il calore e l'amore soffocati da passioni torve; il blu e l'azzurro sono la serenità a cui tutti abbiamo diritto ma che spesso danneggiamo; il rosso è la passione e il sacrificio, che esprimono il coraggio e la volontà di migliorare per vivere liberamente e con gioia.
Nella globalità del lavoro di Re, come punto di convergenza tra periodi, modi e conquiste espressive, troviamo "I Totem" , recente opera scultorea in cui gli oggetti diventano figure divinatorie atte a esorcizzare il tempo, come faro della società teso ad illuminare una maggiore culturizzazione e a trovare la via per migliorare l'attualità e il futuro.
Di fronte a tali opere, lo spettatore non può che rimanere coinvolto, "entrare in esse" e riflettere, caratteristica che fa dell'artista un paladino dei deboli, un eroe moderno che ha il coraggio di dire la verità, di andare contro corrente. Quella di Re non è quindi un arte fine a se stessa, "al bello", ma "partecipativa" e "costruttiva", in grado di inserirsi nel mondo e nella società e di lasciare un segno indelebile nella storia
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