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Rosario Tornatore. Opere recenti

Verso l'Arte Edizioni

Cerrina, 2002; br., pp. 32, 42 ill. col., cm 16,5x24.

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie

Periodo: 1960- Contemporaneo

Luoghi: Nessun Luogo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.15 kg


L'artista, nato nel 1938 ad Acireale, presso Catania, dopo gli studi artistici di formazione, si è laureato a Roma in Architettura. Ha iniziato, però, in età precoce a dedicarsi al disegno e alla pittura, specializzandosi, in seguito, in discipline grafiche presso scuole internazionali, dove ha sperimentato nuovi procedimenti e tecniche di calcografia.
Nell'attività di scenografo, svoltasi prima a Catania e poi a Roma, ha avuto modo di collaborare con rinomati registi nel campo del teatro e del cinema, lavorando inoltre per Vittorio De Sica e Pier Paolo Pasolini e per grandi protagonisti della musica moderna come Igor Stravinskij. Negli anni Sessanta, Tornatore ha soggiornato per lunghi periodi a Parigi, entrando prima in contatto e poi stabilendo fruttuosi rapporti con i maggiori protagonisti delle avanguardie storiche, in particolare con Picasso e Masson, e con quelli delle nuove tendenze, tra cui Vasarely, Le Parc e il gruppo del Nouveau Réalisme di Pierre Restany, con i quali ha condiviso le medesime problematiche. Spesso, anzi, le sue esperienze sono state apparentate a quelle di tali movimenti, ma, in effetti l'artista aveva già avuto modo di sviluppare una propria linea di ricerca, cioè di esprimere, intanto, un linguaggio del tutto personale con l'intento di amalgamare figurazione ed astrazione, di saldare allo stesso tempo l'esigenza di contenuti narrativi con il bisogno di sperimentare nuovi procedimenti formali.
Nei racconti visivi della produzione di quel periodo egli ha dimostrato ogni volta in maniera infatti singolare di saper coniugare motivi rappresentativi tratti dalla mitologia classica e figurazioni geometriche di rigorosa ascendenza razionalistica, procedendo perciò a significare esperienze e situazioni mutuate per l'appunto da molteplici aspetti della realtà, cercando di rielaborare forme e significati riferibili a simbologie e archetipi culturali di carattere universale ma anche di trasmettere nuove metafore della condizione storica moderna. Così, con la sua opera, ha scandagliato la natura profonda delle pulsioni oniriche e ha analizzato i complessi meccanismi dei processi percettivi e delle strutture formative che compongono i sistemi ordinatori della Cinetica visuale.
Nei successivi decenni Tornatore ha approfondito simili tematiche attraverso vari cicli pittorici, contraddistinti da uno stile di notevole inventività espressiva ed insieme di pregnante forza evocativa. Tra i caratteri più distintivi di questa ricerca si deve annoverare il valore tutto particolare che assume la funzione del colore, da lui pensato e sentito sia come fenomenologia della natura cosmica sia come simbolica della pura spiritualità. Una concezione del colore che nella sua pittura è primariamente emanazione di energie luminose, attivate in riferimento a relative corrispondenze psicologiche, emotive, ideali. Su analoghi assunti egli è infine approdato a formulare una sorta di affascinante astrazione naturalistica, una visione di impronta biomorfica, nel senso che gli elementi delle recenti proposizioni pittoriche - sempre geometricamente strutturate ed intrise di un cromatismo acceso dei timbri incandescenti - sembrano ancora alludere ai viluppi di macroscopiche figure del mondo vegetale, tradotte in immagini sintetizzate con estremo vigore costruttivo ed essenzialità formale. Impegnato anche nel campo della plastica ha realizzato numerose sculture, fortemente colorate, spesso di notevoli misure, usando materiali diversi, trasferendo in forme tridimensionali le dinamiche immagini del suo fastoso repertorio pittorico.

Ora Tornatore riprendendo con esemplare coerenza i medesimi procedimenti concettuali ed alchemici che l'avevano portato a tentare di raffigurare addirittura elementi primari della vita, a dare consistenza visiva ai movimenti dell'aria, dell'acqua, del fuoco, si è rivolto ad immaginare le molteplici realtà dell'Universo, inventandosi delle sorprendenti cosmografie, proiezioni totalmente astratte delle geometrie della luce. In questi ultimi anni l'artista ha scelto di trasferirsi nel Monferrato dove tuttora risiede ed opera. Questa ulteriore esperienza gli è servita non solo per trovare altri stimoli ma per avviare una particolare ricerca focalizzata a strutturare elementi ispirativi di una natura concepita ormai quale luogo innanzitutto di rivelazione spaziale delle energie cosmiche delle luce, giungendo a riformulare in maniera perciò nuova le sue tipiche figure di colore, le iridescenti scale grafiche dello spettro luminoso.
Con questi dipinti l'immaginario di Tornatore tende a portare alla visione il fascino inesplorato dei colori possibili dell'infinito, delineando una complessa topologia della luce dalle alte temperature. Oggi, egli costruisce radiosi fasci cromatici che si irradiano in ramificanti forme di stringhe elastiche, gravitanti relativamente sulla superficie secondo evoluzioni sferiche o spiraliche, secondo magnetismi puramente suscitati dai movimenti della materia luminosa.
Gli spazi della pittura sono pertanto unicamente composti e animati da quelle imprevedibili traiettorie che alimentano e scandiscono la morfologia spaziale di una energetica di inusitati mirabili splendori. Tornatore manifesta con queste pitture una sorprendente dizione immaginativa raffigurante inesplorati o inesplorabili spazi cosmici, la quale se da un lato si collega al contesto dei linguaggi storici dell'astrazione lirica, dall'altro, dimostra di andare ben oltre, cioè di saper offrire sia sul piano concettuale sia su quello espressivo, un contributo altrettanto nuovo ed essenziale per le vicende, tutt'altro che esaurite, della pittura contemporanea.
Queste sue "cosmocromie" prefigurano mondi altri, universi del colore sul colore, rappresentazioni aurorali di una natura a venire, i dinamismi della quale, una volta captati dalla pittura, per metamorfosi interne, per calcoli imponderabili, trascendono le nostre convenzioni percettive, aprendosi alle attitudini sconfinate proprie soltanto della libertà immaginativa dell'arte e al suo pensiero dell'oltre e dell'altrove. Su queste dimensioni agiscono le significazioni visuali che l'artista è riuscito mettere in essere, comprendendo opposti estremi del reale, il visibile e il non visibile, il possibile e l'impossibile, in una spazialità di immagine totalmente ormai identificata con la sostanza immateriale della luce e con le sue misteriose epifanie.

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