La televisione del crimine. Atti del Convegno «La rappresentazione televisiva del crimine»
A cura di M. Bertolino e G. Forti.
Milano, 2004; br., pp. L-742, cm 16x22.
(Università/Ricerche/Diritto).
collana: Università/Ricerche/Diritto
ISBN: 88-343-1174-4
- EAN13: 9788834311745
Soggetto: Cinema
Testo in:
Peso: 1.233 kg
I mass media esercitano un formidabile impatto sui modi di pensare anche delle persone meno propense a lasciarsi suggestionare. I fatturati del mercato pubblicitario sarebbero del resto inspiegabili se coloro che vi investono non pensassero di poter orientare le scelte di lettori e telespettatori. In campo criminale, giornali e televisioni, più che essere causa diretta di comportamenti delittuosi (cosa non facile da dimostrare), influenzano le modalità con cui il pubblico percepisce e interpreta i fatti e, indirettamente, condizionano la pressante, e spesso irrazionale, domanda di sicurezza rivolta alla politica. La monetizzazione del tempo televisivo e dello spazio giornalistico (sempre più forte da quando anche i media sono diventati attori della new economy) rimuove o contrae il tempo del pensiero e del discorso. "L'informazione è come il caffè: è buona quando è calda e forte", così i 'messaggi' si appiattiscono sul dominio del senso comune, sul registro del curioso, del divertente, del sensazionale e del pruriginoso. Di qui l'interesse dei media per i crimini, in particolare i più violenti ed efferati. Nelle rare occasioni in cui si occupano anche del crimine economico, essi vanno subito alla ricerca di un 'capro espiatorio', invece di aiutare lettori e spettatori a comprendere l'accaduto. La 'torcia fiammeggiante' che giornali e televisioni brandiscono quando si occupano del crimine è spesso impugnata...