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La prova del nove. Scritture per la scena e temi epocali nel secondo Novecento

Vita e Pensiero

A cura di Cascetta A. e Peja L.
Milano, 2005; br., pp. 654, cm 16x22.
(Univer. /Ric. /Media spett. processi cult.).
(Univer. /Ric. /Media Spett. Processi Cult).

collana: Univer. /Ric. /Media spett. processi cult

ISBN: 88-343-1194-9 - EAN13: 9788834311943

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.057 kg


Il Novecento ha segnato la rifondazione del teatro, il ripensamento del suo ruolo e l'innovazione dei suoi segni e dei suoi procedimenti nel nuovo scenario della comunicazione e delle arti. La 'prova', la ricerca e la sperimentazione ne sono state la cifra dominante. Le indicazioni più feconde per il rinnovamento delle strutture e delle tecniche del testo teatrale si sono spesso trovate, negli ultimi decenni, in quelle pratiche drammaturgiche che liberano l'evento scenico dall'ipoteca della scrittura verbale. Il testo performativo, servito da una scrittura che si muove liberamente nella trama degli altri codici di scena, è stato spesso anche luogo di una felice saldatura con la storia delle idee e dell'emergenza di temi epocali intorno ai quali convocare gli artisti e il pubblico nel 'come se' della rappresentazione dal vivo. L'ampia zona delle scritture di origine non propriamente drammatica, ma narrativa, saggistica, trattatistica, giornalistica, poetica, documentaria, giudiziaria o sacra costituisce dunque il campo delle analisi qui presentate, condotte secondo un punto di vista tematico oltre che, in primo luogo, drammaturgico. Non si tratta di una carrellata esaustiva, né si ha la pretesa di stilare un bilancio nell'area delle scritture per la scena di origine non drammatica del secondo Novecento. È piuttosto un primo orientamento, nella convinzione che l'irriducibile complessità del Novecento non possa rispecchiarsi che in un percorso aperto, frammentato, eterogeneo. Una traccia all'interno di uno scenario complesso rispetto a cui tutte le drammaturgie qui esaminate si pongono come voci sempre libere e sempre critiche. Un'apertura sul mondo, una domanda di senso e di responsabilità, mai autoreferenziale, come deve essere il teatro.

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