L'altra metà del cielo. Eine neue Generation italienischer Künstler
Bologna, Galleria d'Arte Moderna, 1 giugno - 2 settembre 2001.
Salzburg/Zürich, 2000; cartonato, pp. 198, ill. col., tavv. col., cm 24,5x28,5.
Altre edizioni disponibili: English Edition (ISBN: 3-905597-15-2). German Edition (ISBN: 3-905597-14-4).
ISBN: 3-905597-16-0 - EAN13: 9783905597165
Soggetto: Pittura,Scultura
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Nessun Luogo
Testo in:
Peso: 1.32 kg
Riflessione per chi crea, riflessione per chi ne fruisce.
Scrivo questo perché la visione d'insieme dei 13 artisti presenti in "L'altra metà del cielo" ha l'effetto di focalizzare l'attenzione su quello che ritengo sia uno dei temi fondamentali nell'arte contemporanea: il rapporto Individualismo - Molteplicità.
Nuove tecnologie, scultura, pittura, installazione, fotografia.
Queste le suddivisioni tecniche delle opere, suddivisioni all'interno delle quali comunque ogni artista esprime la propria individualità in modo compiuto e definito.
Non si possono, infatti, trovare analogie per esempio fra la pittura di Salvatori, un calmo e concentrato paesaggio mentale, e quella di Cannavacciuolo, dove l'ironia unita al colore lineare, al contrario vivacizza e "muove" le tele.
Di contraddizioni e diversità è ricca la mostra, inducendo il visitatore ad un'attenta e critica analisi.
Penso alle differenze fra il lavoro di Andrea Fogli e quello di Stefano Scheda.
Fogli è lirico, la sua installazione nasce sul concetto di Amore come rivelazione e attraverso le parole, le stelle, il puro pigmento avvolge e ingloba nel suo spazio lo spettatore, elevandolo in un'atmosfera ineffabile.
Scheda lavora invece direttamente sull'immagine del corpo umano, sulla sua fisicità, sulla capacità che questo ha di rendersi protagonista anche solo con la nudità.
P. Weiermair, il direttore nonché curatore con A. Rubbini della mostra, ha indubbiamente operato una scelta "didattica" con l'intento di portare alla luce ogni singolo artista, ma anche di rendere intelligibile al pubblico le più attuali tendenze dell'arte italiana.
Per questo la panoramica delle opere evidenzia l'utilizzo dei tradizionali, come dei nuovi linguaggi artistici.
Anche non volendo giudicare le scelte operate dai due curatori, si deve loro riconoscere la capacità critica di osservazione sulle contemporanee tendenze e lo sforzo di centrare l'attenzione sugli artisti italiani, in un paese che ha sempre sofferto di "esotismo".
Sicuramente ben riuscito è l'allestimento della sala centrale, dove la superficie è più un vuoto nel progetto architettonico, che non uno spazio da articolare, capace di far dialogare i corpi eterei e stilizzati della scultura di Rainaldi con quelli pieni e plastici delle fotografie di Scheda.
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