Avventure e disavventure di design
Andries Van Onck - Hiroko Takeda
Alinea Editrice
Firenze, 2005; paperback, pp. 188, col. ill., cm 24x21.
(Design è.. Monografie. 1).
series: Design è... Monografie
ISBN: 88-8125-898-6 - EAN13: 9788881258987
Subject: Design
Period: No Period
Places: No Place
Languages:
Weight: 0.88 kg
Questo libro è dunque il resoconto della storia personale dell'autore insieme a sua moglie nel contesto italiano della seconda parte dell'ultimo secolo.
La nostra condizione di stranieri, un olandese e una giapponese, ha comportato un relativo distacco dalla cultura locale, ma anche garantito un certo grado di obiettività. Lo status di outsiders, d'altro canto, ha reso non sempre facile il nostro inserimento nell'ambito del design italiano. In questo senso il mio racconto sarà una storia di sorprese, talvolta ricche di stupore, sperimentate nelle diverse occasioni professionali in cui ci siamo dovuti confrontare con dirigenti, tecnici, collaboratori di aziende italiane e, in ambito scolastico, con gli studenti.
Il progetto inevitabilmente acquisterà la struttura di una cronistoria documentata dei prodotti da noi creati. Tenterò di evitare una loro semplice presentazione sotto forma di catalogo illustrato, prediligendo invece la documentazione delle situazioni che di volta in volta abbiamo dovuto affrontare; spiegando anche i motivi che ci hanno portato al design dei singoli prodotti. Ideale partenza del percorso sono le mie esperienze presso l'Olivetti, per passare poi a quelle di designer nel nostro studio, prima a Milano poi a Gavirate. Erano gli anni sessanta-settanta, l'età d'oro del design italiano ed in seguito dell'invasione postmoderna. Il design italiano in quel periodo compie una parabola completa: dalla quasi anonimità al riconoscimento istituzionale, ai successi internazionali ed all'apparente decadenza odierna.
Ed è proprio uno dei massimi esponenti di questa svolta Alessandro Mendini, che nella sua introduzione dichiara: ... Ovvero, proprio mi sento di dire: quello che ci accomuna è il senso morale con il quale entrambi guardiamo verso il progetto. Questa richiesta di senso legato alla coscienza è ciò che da sempre turba lui e anche me, in questo mondo sempre più duro e angosciante. Siamo come due fratelli fra loro sconosciuti, lontani, con esistenze, esperienze, convinzioni, idee e ideali opposti, ma pur sempre fratelli. Rietveld e Max Bill per lui, Gaudì e Rudolf Steiner per me. Non è pensabile a due vite di designer percorse in modo più diverso. Eppure sono qui ad ammirare il fascino e la precisione della sua strada...... La morale, dunque, la legittimazione, l'utilità sociale del nostro operare.