Marx. Il Nostradamus comunista ovvero l'oppio: dei popoli
Edizioni Libreria Croce
Roma, 2022; paperback, pp. 202, cm 12x24.
(Fuori Collana).
series: Fuori Collana
ISBN: 88-6402-460-3
- EAN13: 9788864024608
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Weight: 0.65 kg
«Marx è stato presentato al mondo come un profeta rivoluzionario che avrebbe cambiato le sorti della politica mondiale. La conclusione la conosciamo. Come ampiamente comprovato dagli eventi storici, le tesi di Marx si sono rivelate antitetiche alle sue stesse previsioni, tanto da essersi autoinvalidate ed estinte dopo poco più di un secolo dalla loro formulazione. Dalla restaurazione capitalista della Russia (dal 1953 in poi, quindi l'era post stalinista), e da quella dei paesi dell'est europeo, passando per l'America latina fino ai paesi mediorientali, di cui la Cina è l'emblema dell'imperialismo più cruento e sanguinario, il comunismo è fallito miseramente. Questo è ciò che è avvenuto, nonostante i numerosi tentativi di riproposizione politica del comunismo sotto nuove sembianze nel corso dell'era post staliniana. [...] Ma probabilmente ben poche persone avrebbero immaginato che il marxismo potesse rivelarsi fallimentare in tutte le sue previsioni. Infatti, il capitalismo ha celebrato la sua vittoria fagocitando ogni altra ideologia teoria economico-politica, affermandosi come sistema economico universale nel cosiddetto mondo globalizzato. L'incremento della produttività del lavoro, lo sviluppo della scienza e della tecnica, sono interconnessi nell'ordine del quadro capitalistico, con i pregi e i difetti delle dinamiche che regolano un sistema complesso in continua evoluzione. A tale proposito non bisogna dimenticare che il concetto basilare del marxismo evidenziava che nell'epoca dominata dalla forma di produzione capitalista, la classe dei capitalisti sarebbe stata eliminata da una rivoluzione organizzata dal proletariato, che avrebbe abbattuto la società esistente per costituire una società senza classi. [...] In nessun paese si è avverata la società preconizzata società comunista la quale avrebbe abolito la proprietà privata dei mezzi di produzione che, attuando la distribuzione dei beni in funzione dei bisogni di ciascun cittadino, sarebbe stata caratterizzata da abbondanza di beni materiali, per cui gli esseri umani si sarebbero emancipati per sempre dalla necessità di lottare per sopravvivere. In nessun paese si è avverata la vaticinata divisione del lavoro e la scomparsa delle classi sociali. E lo stato - che nel capitalismo ha il compito di regolare l'appropriazione della ricchezza prodotta nell'interesse delle classi dominanti - in nessun paese si è dissolto. Al contrario, il capitalismo si è imposto a livello mondiale sviluppandosi fino a divenire l'imperialismo globale. [...] Appare quindi evidente che Marx non si sia avvicinato neanche di un solo punto rispetto a ciò che stiamo vivendo nell'era contemporanea. Analogamente è bene ricordare che, oltre agli orrori del ventesimo secolo attuati dal nazismo e dall'alleanza nazi-fascista, ci sono stati gli orrori del comunismo. La differenza è che questi ultimi sono stati sottaciuti e stigmatizzati, considerati quasi un male minore necessario per difendersi dall'attacco del capitalismo, nonché un metodo glorioso per rilanciare ad ogni occasione utile l'orgoglio della lotta partigiana e, addirittura, un sistema per conferire lauree ad honorem ai vari partiti comunisti. È quindi evidente che occorre un po' di chiarezza.»