Clemente Ruta (Parma 1685-1767). Quaderni di Parma per l'Arte. 1/2012
Parma, 2012; paperback, pp. 312, b/w and col. ill., cm 28x21,5.
(Quaderni di Parma per l'Arte. 6).
series: Parma per l'Arte. 0006. 1/2012
Subject: Graphic Arts (Prints, Drawings, Engravings, Miniatures),Monographs (Painting and Drawing)
Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance
Languages:
Weight: 1.54 kg
Il volume ripercorre la vicenda artistica di Clemente Ruta, nato a Parma nel 1685 e formatosi alla scuola di Carlo Cignani a Forlì. I riflessi di tale alunnato, prolungatosi per una decina d'anni (1703-12) e seguito da un soggiorno a Roma (1712-15), si colgono assai bene nella prima produzione del pittore, dove si coniugano a una spiccata attenzione per i modelli cinquecenteschi parmensi di Correggio e Parmigianino. Rientrato in patria, il pittore lavora per chiese e ordini religiosi, come Francescani e Gesuiti, ma anche per la corte farnesiana, in particolare per la duchessa Dorotea Sofia di Neuburg e per il duca Antonio. Il Ruta è molto attivo anche a Piacenza, dove esegue pale d'altare per le chiese cittadine e due importanti cicli decorativi in Palazzo Casati. Il secondo ciclo (1736-38), raffigurante Storie di Giuseppe, rivela al meglio la seconda maniera dell'artista, che supera l'iniziale classicismo di matrice cignanesca per approdare a una pittura più libera, decisamente barocchetta e attenta alle soluzioni di Sebastiano Ricci, Sebastiano Galeotti e Ignazio Stern. Dopo la morte di Antonio Farnese e l'ascesa al trono ducale da parte di Carlo di Borbone, il pittore sarà attivo anche per il nuovo sovrano che, divenuto re di Napoli, nel 1741 lo convocherà nella capitale del Regno come pittore di corte. A Napoli il Ruta eseguirà ritratti di Carlo, della moglie e delle figlie, oltre che pale d'altare per le cappelle reali, ma curerà anche la galleria farnesiana, lì trasferita da Parma, arricchendola con nuovi acquisti e occupandosi dei restauri. Fornirà inoltre cartoni per l'arazzeria reale e disegni per un volume di incisioni raffiguranti le antichità romane che stavano riaffiorando grazie agli scavi promossi dal Borbone. Tornato in patria nel 1759 il Ruta ridurrà progressivamente la propria attività per problemi alla vista e morirà, ormai cieco, l'11 novembre 1767.
La monografia presenta, nei capitoli iniziali, l'itinerario artistico del pittore, con una meticolosa ricostruzione dei rapporti con i committenti e una nuova e più puntuale cronologia delle opere, grazie a un sistematico spoglio dei materiali d'archivio, in buona parte inediti. Segue il catalogo dei 162 dipinti rintracciati, di cui ventinove inediti o attribuiti in questa occasione e quasi settanta già riferiti al pittore ma mai riprodotti. Il successivo catalogo dei disegni conta venti schede, con otto nuove attribuzioni. Buona parte delle illustrazioni è a colori ed è stata realizzata, tra Parma, Napoli e Palermo, in funzione del volume qui presentato. Seguono il catalogo delle opere menzionate dalle fonti, ma perdute o non reperite, e il regesto, a cura di Giuseppe Cirillo.
Il Ruta fu anche un raffinato conoscitore di pittura antica e pubblicò la prima guida artistica di Parma, assai rara, che viene riprodotta integralmente alla fine del libro, che conta oltre trecento pagine.