La «convenzione». Riflessioni sulla dogmatica della consensualità nella codificazione
Giappichelli Editori
Torino, 2008; paperback, pp. 144, cm 15x21.
(Univ. Napoli. Dip. di scienze dello stato. 6).
series: Univ. Napoli. Dip. di scienze dello stato
ISBN: 88-348-8327-6
- EAN13: 9788834883273
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Se un 'codice', quale raccolta organica di norme, non può certo considerarsi al pari di un'opera dottrinale, all'interprete spetterà pur sempre di indagare le opzioni dogmatiche di fondo del testo normativo. Queste riflessioni, prendendo spunto dalla menzione della 'convenzione' nell'art. 1182. c.c. (Luogo dell'adempimento), investono l'analisi delle ricorrenze e l'individuazione dell'area semantica dello stesso termine (al singolare, al plurale e nelle derivazioni aggettivali) nella disciplina dei 'rapporti agrari' come del regime patrimoniale della famiglia, nelle disposizioni ove si pongono divieti negoziali (artt. 166 bis, 388, 458 c.c.) come nello statuto delle 'forme convenzionali' (art. 1352. c.c.), fino alla considerazione della stessa emersione, con la recente riforma, della 'convenzione d'arbitrato' nel processo civile. La disamina delle ricorrenze suggerisce l'ipotesi che il Legislatore, già a partire dal testo originario del 1942, abbia utilizzato il lemma 'convenzione' sia quale sinonimo di 'contratto' sia quale identificativo di genere della consensualità sia, infine, quale identificativo di specie, così individuando un'area della consensualità che si collocherebbe in maniera tendenzialmente autonoma tra i ' negozi familiari' e i 'negozi patrimoniali', da riguardarsi, quindi, come categorie non più esaustive della negozialità non unilaterale.