Giacomo Del Po. Opera completa
Della Ragione Achille
Edizioni Napoli Arte
Napoli, 2011; paperback, pp. 84, 88 b/w ill., 88 col. ill., cm 21x29.
Subject: Monographs (Painting and Drawing)
Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance
Places: Naples
Languages:
Weight: 0.41 kg
Nel secolo scorso un esaustivo contributo della Picone nel 1957 è seguito dalla tesi di dottorato del Rabiner, ancora inedita, ma saccheggiata da tutti coloro che si sono in seguito interessati all'artista.
Molti documenti sono stati a più riprese pubblicati da Toscano, Fiore e Labrot, mentre Spinosa in più riprese ha trattato da par suo l'argomento.
Giacomo Del Po (Roma 1652 - Napoli 1726) figlio del pittore e incisore Pietro, nacque a Roma il 29 dicembre 1652, dove compie il suo primo tirocinio alle dipendenze del padre Pietro. Egli attinge all'area culturale dei maratteschi, con una particolare attenzione agli ultimi esiti del Gaulli; nel 1674 fu eletto membro dell'Accademia di San Luca, dove, negli anni seguenti, ricoprì le funzioni di "professore di notomia" e di "cerimoniere".
Nel 1683 la famiglia lasciò Roma per Napoli, probabilmente al seguito del marchese del Carpio, ambasciatore spagnolo presso la S. Sede che, in quell'anno, fu nominato viceré spagnolo del Regno. Nei primi anni lavora principalmente in provincia, a Sorrento, dove è attivo nella chiesa di S. Antonino.
L'avvio della sua attività napoletana non fu facile per via della sua spavalderia giovanile e della sua presunzione e non mancò di sollevare attriti con Francesco De Maria e, almeno inizialmente, col Solimena. Fu soprattutto grazie all'intermediazione dei suoi influenti committenti, quali il principe di Cellamare ed il marchese di Genzano, per i cui palazzi realizzò vasti cicli di affreschi, che i rapporti con il Solimena si normalizzarono ed egli cominciò ad incontrare vasto consenso.
Il resto della sua attività prima dell'inizio del secolo non è ben documentato tranne per ciò che riguarda le incisioni ma, nei pochi quadri sicuramente databili negli anni Novanta, come l'Annunciazione e la Visitazione in S. Agostino degli Scalzi a Napoli si mostra già in sintonia con la tradizione figurativa locale.
Dalla prima decade del XVIII secolo il Del Po era diventato, con Solimena e De Matteis, uno dei tre pittori dominanti sulla scena napoletana. In contrapposizione al potente chiaroscuro del primo ed al fiacco classicismo del secondo, egli offriva ora un'alternativa anticlassica, attraverso uno stile affine alle opere genovesi del De Ferrari, colori densi, brillanti, effetti di luce, vaste e movimentate composizioni.
Proprio allo scadere del secolo il Del Po è impegnato ad affrescare salotti e gallerie della nobiltà e sebbene oggi il suo stile maturo sia meglio conosciuto attraverso le sue pale d'altare nelle chiese napoletane e i suoi molti quadri da cavalletto, la sua fama nel Settecento si basò soprattutto sul successo dei suoi affreschi di soffitti nei palazzi napoletani. Il De Dominici ed altri autori riferirono di affreschi da lui dipinti nei palazzi Avellino, Cellamare, Genzano, Maddaloni e Montemiletto, anche se poco è giunto fino a noi. In questi lavori, conosciuti attraverso descrizioni letterarie e occasionalmente grazie a bozzetti superstiti, egli intrecciò riccamente figure monocrome con altre dipinte con colori naturalistici ed essi costituirono la principale fonte di ispirazione per affreschi profani a Napoli durante tutto il secolo.
Nelle case patrizie napoletane, di cui lodatissima la galleria del marchese di Genzano, esegue complessi decorativi di grande respiro, intrecci di ornamenti a finto stucco, monocromi, storie ricche di poetiche fantasie, in cui riversava la sua genialità creativa. Ed è proprio nella grande ornamentazione che si dispiega con foga il suo barocco, leggero e danzante, inquieto e ansioso, nella sua accezione più caratteristica e brillante.
A partire dal primo decennio del Settecento, a Napoli si sviluppa una corrente stilistica di segno contrario a quella portata avanti dal Solimena, della quale i principali esponenti sono Giacomo Del Po e Domenico Antonio Vaccaro. Essi sono sostenitori di una rappresentazione pittorica completamente libera, visionaria, ispirata alla lezione del tardo Giordano, di ritorno dalla Spagna, ma anche del Gaulli romano e dell'ultimo barocco genovese.
Nel suo colorismo dai toni chiari e splendenti, nella struttura pittorica e compositiva aperta e nella sua corporeità espressiva, questa tendenza di segno contrario alla produzione del Solimena introduce una caratteristica specifica del rococò e la sua figura divenisse essenziale per i successivi svolgimenti settecenteschi... La tavolozza degrada nei toni più fluidi con tinte grigio argentee, verdi tenui, violacei e amaranto nei toni bassi ed altre miscele di colori ardite ed originali.
Poderoso il corredo iconografico del libro con 88 foto in bianco e nero ed altrettante a colori.
Nel volume vi è poi spazio per altre due monografie, una dedicata al padre Pietro e l'altra alla sorella Teresa, entrambe con numerose foto e con le relative bibliografie.
La bibliografia infine comprende quasi 200 riferimenti, dei quali sono segnalati i principali, come utile traccia per chi volesse ulteriormente approfondire lo studio del pittore.
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