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Massimo Stanzione e la Sua Scuola

Edizioni Napoli Arte

Napoli, 2009; paperback, pp. 64, 130 col. ill., cm 21x29,5.

Subject: Monographs (Painting and Drawing)

Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance

Languages:  italian text  

Weight: 0.32 kg


Il libro su Massimo Stanzione e la sua scuola colma una lacuna negli studi di storia dell'arte napoletana del XVII secolo, delineando per la prima volta con puntualità una serie di figure di artisti minori da Agostino Beltrano a Giacinto De Populo, da Annella De Rosa a Santillo Sannini, da Carlo Rosa ad Andrea Malinconico e tanti altri.
L'autore parte dalla vita e dalle opere di Massimo Stanzione per passare poi a trattare diffusamente i dipinti e la biografia dei suoi allievi, sia i maggiori che i minori.
Lo Stanzione fu un caposcuola che trovò seguito vasto ed immediato in tutto l'ambiente artistico napoletano, convertendo alle sue tematiche anche pittori, come Filippo Vitale e Francesco Guarino, che all'inizio della loro attività si erano espressi nel solco della tradizione naturalista.
Molti furono suoi allievi diretti o discepoli dei suoi allievi, ma per molti altri rappresentò un semplice punto di riferimento culturale ed il suo repertorio stilistico un materiale da utilizzare, certi di ottenere consenso e successo commerciale, fino a quando negli artisti minori si ridusse ad uno stanco formulario di soluzioni ripetitive senza autentica emozione visiva.
Alcuni discepoli raggiunsero una identità ben precisa ed una notevole autonomia artistica e proiettarono la parabola luminosa del suo insegnamento nella tradizione napoletana fino agli albori del Settecento.
Questa scuola, dal timbro napoletano per antonomasia, si distinse per i suoi caratteri peculiari dalle correnti artistiche coeve delle altre città italiane e pur nei limiti del suo linguaggio gergale, rappresentò una nota di vitalità, che rinvigorì tutto l'ambiente dal cui seno sboccerà uno dei geni indiscussi del secolo: Bernardo Cavallino, il cantore affascinante e raffinatissimo, nelle sue modulazioni preziose di luce, delle emozioni e delle tenerezze, degli affetti e delle passioni.
Il De Dominici ci traccia una mappa dettagliata degli allievi dello Stanzione e ad alcuni di essi, come Annella De Rosa o Bernardo Cavallino, dedica un capitolo specifico.
Egli ci dà notizia di sei discepoli diretti: il Pozzuolano detto Lionardo, Muzio Rossi (Nunzio), Francesco Gaetano, Giuseppe Piscopo, Santillo Sannini e Giovan Battista Spinelli.
Nel trattare la vita di Pacecco De Rosa sono elencate le biografie di altri 9 scolari: Francesco Guarino, Giuseppe Marullo, con a sua volta l'allievo Nicola Marigliano, Antonio De Bellis, Agostino Beltrano, Giuseppe Beltrano (suo fratello), Carlo Rosa, Domenico Finoglia, Giacinto De Popoli ed Andrea Malinconico.
In seguito altri biografi aggiungono il nome di qualche altro artista. Giannone ci ricorda Andrea Vaccaro, mentre il Dalbono segnalò il pittore siciliano Giovanni Fulco, Niccolò Malinconico (figlio di Andrea), Francesco Altobello (allievo di Carlo Rosa), Nicolò De Simone e Carlo Sellitto, del quale noi oggi conosciamo i dati biografici: muore precocemente nel 1614, per cui non può assolutamente essere stato allievo dello Stanzione.
A questa visione statica, la critica più recente da De Rinaldis a Raffaello Causa ha contrapposto una lettura stilistica del problema ed ha aggiunto alcuni nomi di allievi da Onofrio Palumbo a Domenico Gargiulo, da Francesco De Benedictis a Giovanni Ricca.
Nel libro si segue la classificazione proposta dal Willette nella sua monografia su Stanzione, ove è presente un capitolo specifico dedicato alla sua scuola, nel quale vengono distinti allievi diretti ed artisti che per motivi stilistici ed ispirativi vanno messi in connessione con lo Stanzione.
Tra gli allievi diretti, secondo la definizione del De Dominici, alcuni artisti oggi ci appaiono poco più che dei carneadi, mentre altri come Spinelli hanno, con il progredire degli studi, acquisito una personalità autonoma ben definita, mentre Nunzio Rossi si tende oggi a ritenerlo maturato nell'ambito della bottega del Beinaschi.
Di ogni artista vi è poi un'ampia documentazione fotografica, tutta a colori ed in gran parte inedita, per un totale di oltre cento immagini, per cui il libro è indirizzato non solo agli specialisti, ma anche a tutti gli appassionati che vogliano seguire lo scorrere cronologico di una scuola attraverso la bellezza dei dipinti.

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