...per Piero Dorazio
Silvia Editrice
Edited by Frea G. and Rosenthal M.
Acclude due Cd-rom e un segnalibro a colori.
Cologno Monzese, 2006; hardback, pp. 240, 5 col. ill., cm 17x24.
ISBN: 88-88250-49-2
- EAN13: 9788888250496
Subject: Monographs (Painting and Drawing),Monographs (Sculpture and Decorative Arts)
Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period,1960- Contemporary Period
Languages:
Weight: 0.86 kg
C'è un piccolo tavolo, al centro dello studio, nella chiesa dell'antico convento camaldolese di Canonica. Un tavolino stretto, basso, pile di carte ai lati, fotocopie, manoscritti, lettere. Chi cerchi di Piero Dorazio verso sera, quando la grande stufa viennese comincia a farsi tiepida, quando Ada, il piccolo terrier, ottiene l'agognato accesso allo studio ormai silenzioso, lo troverà immancabilmente curvo su quel tavolino, i piccoli occhiali da lettura calati sulla punta del naso, come un antico contabile, a scrivere. Di fronte a se, come quinte di teatro d'avanguardia, le grandi tele, tre metri per quattro, pronte da spedire per la prossima retrospettiva. Alle sue spalle la lunga teoria dei cavalletti, con i dipinti ancora umidi, odorosi, forme, colori, linee. Ma quella per l'artista è l'ora della scrittura. Un momento imprescindibile, la sua presenza, il suo intervento nella società, nelle contese artistiche. Fedele alla sua formazione crociana, Dorazio professa l'assoluta autonomia dell'arte dalla conoscenza, il rifiuto dell'idea che l'arte debba veicolare messaggi, di qualsiasi retorica didascalica o allegorica: "La coscienza della separazione netta", ha scritto, "della costante distinzione fra arte e cultura, fra creatività e intelligenza, fra intuizione e ragione, come diceva Croce, è un privilegio di noi artisti, ed è proprio da qui che deve venire la nostra straordinaria autonomia, la nostra intransigenza; e qui ha origine il nostro attaccamento alla libertà creativa e di pensiero...". Tuttavia, se la sua arte, nella sua euritmia, negli accordi tonali, nelle scelte formali, conserva il suo privilegiato distacco, la sua unicità, egli non può trascurare le dinamiche sociali che anzi, specie negli ultimi anni, lo vedono protagonista con corsivi, lettere polemiche, interventi provocatori. Una necessità insopprimibile, quasi un rito collettivo, da condividere con gli amici artisti, con i collaboratori, i familiari, finanche i visitatori occasionali. È alla scrittura che Dorazio affida la sua visione etica, la critica alle storture, alla retorica, ai conformismi, il suo impegno per la verità storica, per l'indipendenza e l'originalità della creazione artistica. Ma quello "militante" non rappresenta che un aspetto del Dorazio scrittore; il corpo degli scritti è molto ampio, ed anche le modalità narrative sono diversificate, dalle recensioni alle presentazioni critiche, dall'epistolario, vastissimo, agli articoli di costume, ai testi teorici.
La sua stessa avversione, continuamente rimarcata, alla retorica, al linguaggio oscuro di tanta critica, ci consegna scritti leggibili, piani, concreti; emerge anzi, di tanto in tanto, una certa eleganza quasi ottocentesca in certi intercalare, artifizi dialettici magari desueti ma che impreziosiscono la pagina. O un'ironia elegante, raffinata, ma pungente: come quando scrive, rivolgendosi a uno dei tanti grand commis, che dopo anni di oblio si ritrova a presiedere un importante ente: "Egregio presidente, dopo tanti anni l'immaginavo ormai in Arcadia, dimesso dal suo partito o da Giove Ultore...". Nei primi scritti giovanili, dell'immediato dopoguerra, si struttura, rafforzata dalle contingenze storiche, una prospettiva che, in diverse modulazioni, si porrà alla base del suo pensiero: il grande anelito di libertà, creativa, di spirito, di critica, che negli anni giungerà a posizioni quasi anarchiche, in una linea che dalle passioni iniziali per Bakunin, per Stirner, passa per un'approfondita analisi del Futurismo, sfociando nella più recente militanza con il Partito Radicale.
Con i primi viaggi, a Parigi, siamo nel 1948, lo scrivere assume per Dorazio una valenza di testimonianza, di comunicazione: i contatti, gli incontri che ha con i grandi artisti del tempo, Matisse, Mirò, Braque, diventano puntuali reportage, o interviste, pubblicate sul quotidiano romano "Il Giornale della Sera"; documenti certamente fra i più interessanti di questa raccolta, con notazioni personali, ambientali, stilistiche. A questi si intercalano...