Gli economisti, il mercato, le istituzioni. Una storia del pensiero economico
Giappichelli - Adottati
Torino, 2008; paperback, pp. 148, cm 17x24.
(Collana di Economia. Serie monografie. 32).
series: Collana di Economia. Serie monografie
ISBN: 88-348-8775-1
- EAN13: 9788834887752
Languages:
Weight: 0.36 kg
Dalla nascita della scienza economica gli economisti hanno posto al centro della loro riflessione il mercato e si sono interrogati su come espanderne, ma anche, ove necessario, delimitarne l'ambito. Adam Smith ha paragonato l'operare del mercato all'azione di una Mano Invisibile, ma subito, quasi pentendosene, ha individuato numerosi casi in cui la Mano Invisibile non funziona o funziona in modo perverso. Jeremy Bentham ha visto nel mercato il modo più efficiente di coordinare la felicità privata con la felicità pubblica, ma è stato pronto a denunciare i sinister interests che si muovono all'ombra di esso. Giandomenico Romagnosi ha previsto intorno alla "concorrenza sbrigliata" una cortina di protezione degli individui fatta di norme giuridiche e di regole di condotta etiche. Francesco Ferrara ha rivendicato l'autonomia del mercato dalle intromissioni della politica. Alfred Marshall ha rappresentato un mercato, o meglio una pluralità di mercati, con forme organizzative (i sindacati, le imprese, le industrie, i distretti) sempre mobili e in continua evoluzione. Joseph Schumpeter ha scavato un solco fra il modello statico dell'equilibrio economico e il dinamismo del mercato oligopolistico basato sul binomio banchiere-imprenditore, denunciando con preoccupazione le tendenze storiche all'affievolimento di questa sinergia. John Maynard Keynes ha respinto le concezioni naturalistiche del mercato e lo ha rappresentato come una delicatissima macchina artificiale.