L'orecchio del cuore

I "Canti" di Leopardi - un percorso avviato nel 1818 ("Il primo amore", "All'Italia") e concluso nel 1837 ("Il tramonto della luna negli ultimi giorni di vita") - non è «opera di trent'anni» ma certo «tanto tempo ci vuole» per leggerlo e meditarlo nella sua prerogativa di "opera-mondo". (...) La chiave di lettura della personalità e dell'opera di Leopardi va ricercata in quel prolungato periodo giovanile di 'eroica' dedizione a libri e letture che ne avrebbero segnato vita e cultura, restituendo quell'immagine (e il luogo comune) di un martire innocente fra i tanti della rivoluzione romantica. Sorte peraltro sempre negata dal poeta. Il commento che accompagna i Canti dovrà quindi aprire un varco sulla epocale «rivoluzione cognitiva» del Romanticismo europeo di cui l'opera leopardiana costituisce un capitolo fondamentale che oblitera il "superomismo" dell'eroe romantico. Se il primo approccio al testo leopardiano dovrà essere di necessità filologico e linguistico, il passo successivo sarà interpretativo (e necessariamente deontologico nel rispetto della storia della critica leopardiana a partire dall'ultimo quarto dell'Ottocento) e dovrà coniugare serratamente, sullo sfondo della biografia del poeta - luci e soprattutto ombre - lo svolgimento della poetica e della poesia leopardiane, collegando, per quanto possibile, i testi ai casi della vita e insieme alla elaborazione di un sistema di pensiero fra gli essenziali della modernità.