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Benito. Storia di un italiano

Rizzoli

Milano, 2024; paperback, pp. 348, ill., cm 20,5x28.
(Saggi Italiani).

series: Saggi Italiani

ISBN: 88-17-18486-1 - EAN13: 9788817184861

Subject: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period,Historical Essays,Societies and Customs

Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period,1960- Contemporary Period

Places: Italy

Languages:  italian text  

Weight: 1.47 kg


«Durante il regime fascista gli italiani, parlando di Benito Mussolini - fra loro, in casa - lo chiamavano "Benito", non con il cognome, né "il duce", tanto era una presenza familiare nelle loro vite, detestata o più spesso amata. Da qui bisogna partire, per capire quell'epoca.» Ecco, capire cosa fu il regime è impossibile se non si inquadra il suo fondatore, se non si cerca di definire, nelle sue contraddizioni e nelle sue dinamiche passionali, il rapporto tra gli italiani e Mussolini. Giordano Bruno Guerri, che dell'epoca fascista è uno degli storici più acuti e attenti, ricostruisce in un volume illustrato la biografia del duce, certo, ma soprattutto quella dell'uomo Mussolini, il Benito che per vent'anni (e ancora oggi) è entrato, di prepotenza o accolto di buon grado, nelle case degli italiani. Dall'infanzia in Romagna agli esordi socialisti e rivoluzionari, dalla fondazione dei Fasci fino alla dittatura e al tragico epilogo nazionale, in queste pagine si trova la «storia di un italiano» che degli italiani non aveva una grande opinione e che sugli italiani esercitò una fascinazione spesso violenta e subdola ma anche sincera e autentica: «"Benito" era una figura vicina, semplice, simile, eppure tanto più forte, qualcuno in cui era facile e bello identificarsi». Scandagliando le ricerche storiche degli ultimi ottant'anni, Guerri offre ai lettori un ritratto mai agiografico del «fondatore e affondatore dell'Impero»; ne restituisce i contorni anche intimi e privati, riesce a proporne una radiografia politica che illumina la solitudine del Capo e la sua tendenza all'improvvisazione e a disattendere i suoi stessi principi. Infine, Guerri indica un tratto distintivo e inesplorato del Ventennio, la differenza tra fascismo e mussolinismo: «Gli italiani erano mussoliniani, non fascisti, perché in lui si volevano identificare, in un superuomo che chiamavano familiarmente "Benito"».

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