Andrea Celesti
Giuseppe Fusari
Edizioni dei Soncino
Soncino, 2099; bound, pp. 310, b/w ill., col. plates, cm 25x35.
Subject: Monographs (Painting and Drawing)
Period: 1400-1800 (XV-XVIII) Renaissance
Places: Venetian,Venice
Languages:
Weight: 2.39 kg
Eseguì nel 1676 il Ritratto del doge Nicolò Sagredo per la Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, e poco dopo, verso il 1679-80, venne insignito dal doge Alvise Contarini del titolo di "Cavaliere". Intorno al 1684 partecipò alla grande impresa decorativa della chiesa veneziana di San Zaccaria mentre nel 1687 assunse l'incarico di Priore del Collegio dei pittori veneziani. All'inizio del 1697 gli vengono commissionate altre tele, evidentemente in virtù della buona riuscita delle prime.
È di questi anni il ritorno a Venezia, dove nel 1700 apre una bottega. Iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani nel 1708, muore, sembra, a Toscolano nel 1712.
Per la parrocchiale di Verolanuova verso il 1703 realizza, su commissione dei conti Gambara, la pala dell'altare maggiore raffigurante il martirio di S.Lorenzo, santo al quale è dedicata la chiesa. Per la stessa chiesa gli verranno commissionate, attorno al 1708, altre due grandissime tele per la cappella del Rosario. I temi affrontati dal pittore sono "la natività di Maria" e "l'Assunzione della Vergine". In questi tre dipinti è ben riconoscibile lo stile caratteristico del pittore, che immerge la scena in una lieve tenebrosità, arricchendola però con forti accenti luminosi. Successivamente anche la confraternita del SS Sacramento di Verolanuova decise di commissionare ad Andrea Celesti due grandi tele per la relativa cappella, completando così un progetto pittorico di notevoli dimensioni, ma la morte del pittore rese inattuabile il programma. La scelta cadde allora su Giambattista Tiepolo, che completò i due teleri verso il 1740.
Fu un pittore originale, grazie alla sua abilità di fondere stili e derivazioni varie, che gli consentì di oscillare tra la pittura dei tenebrosi e la luminosità veronesiana. Al perfezionismo e alla abbondanza decorativa predilesse l'espressione di delicatezze sensorie.[2]