In Praise of the Human Form. Arts of Africa, America and Oceania
Hourdé Charles-Wesley
Five Continents Editions
English and French Text.
Milano, 2019; bound, pp. 288, b/w and col. ill., b/w and col. plates, cm 24x28,5.
ISBN: 88-7439-898-0 - EAN13: 9788874398980
Subject: Essays (Art or Architecture),Graphic Arts (Prints, Drawings, Engravings, Miniatures),Monographs (Painting and Drawing)
Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period
Places: Out of Europe
Extra: African Art and Tribal Art
Languages:
Weight: 1.6 kg
È possibile distinguere diverse grandi categorie che riflettono il gusto della famiglia Weill per le forme audaci ed espressionistiche: statue Dogon e Tellem che combinano forme geometriche con superfici testurizzate, così come le potenti figure di Kongo dotate di proprietà magiche. Nella collezione sono inoltre ben rappresentate le tipologie espressive di Nigeria, Camerun e Melanesia.
Tra le opere più classiche si individuano pezzi che si connotano per uno status iconico - si pensi alla statua di Bena Lulua che apparteneva a Jacques Kerchache, alla figura reliquiario Fang di Edward Robinson, o al potente flauto Biwat della collezione Lemaire - tutti pezzi che testimoniano la profonda sensibilità dei Weill nonché l'istinto acuto che li ha condotti ad apprezzare quest'arte appartenente a un altro mondo. Un terzo dell'intera collezione è inoltre costituito da un importante gruppo di piccoli avori finemente intagliati.
Questo libro sarà l'occasione per svelare questa collezione parigina avvolta nel mistero, la cui importanza è accompagnata solo dalla sua riservatezza. Per consentire al lettore di cogliere tutta la ricchezza e l'eterogeneità dei suoi contenuti, le opere sono accompagnate da schede scritte da esperti, tra cui Viviane Baeke (Africa Museum, Tervuren), Philippe Dagen (storico e critico d'arte), Jean-Paul Colleyn (antropologo), Bertrand Goy (autore specializzato in Costa d'Avorio), Hélène Joubert (museo del Quai Branly-Jaques Chirac), Hélène Leloup (storico e antiquario), Sean Mooney (Fondazione Rock) e Philippe Peltier (già al museo del Quai Branly-Jaques Chirac).