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Nel Segno di Quo Vadis? Roma ai Tempi di Nerone e dei Primi Martiri nelle Opere di Sienkiewicz, Siemiradzki, Styka e Smuglewicz

Libreria Editrice L'Erma di Bretschneider

Essays by Barbara Bruska and Robert Kotowski.
Roma, 2017; paperback, pp. 270, 100 b/w ill., 100 col. ill., cm 23,5x28.

ISBN: 88-913-1193-6 - EAN13: 9788891311931

Subject: Essays on Ancient Times,Historical Essays

Period: 0-1000 (0-XI) Ancient World

Places: Rome

Languages:  italian text  

Weight: 2.98 kg


Quo vadis? di Henryk Sienkiewicz, una delle opere più conosciute della letteratura mondiale, fu emblematicamente evocato da papa Giovanni Paolo II nell' omelia di apertura del suo pontificato, il 22 X 1978: Secondo un' antica tradizione (che ha trovato anche una sua magnifica espressione letteraria in un romanzo di Henryk Sienkiewicz), durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: Quo vadis, Domine?' (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta' . Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione.
Nell' occasione il neoeletto papa espresse anche altri concetti meritevoli di essere ricordati quando si parla di Quo vadis?, romanzo romano per eccellenza: Alla Sede di Pietro a Roma sale oggi un Vescovo che non è romano. Un Vescovo che è figlio della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì, romano! Anche perché figlio di una nazione la cui storia, dai suoi primi albori, e le cui millenarie tradizioni sono segnate da un legame vivo, forte, mai interrotto, sentito e vissuto con la Sede di Pietro, una nazione che a questa Sede di Roma è rimasta sempre fedele. Oh, inscrutabile è il disegno della divina Provvidenza!
Grazie a Quo vadis? e qualche altra opera, seppur meno nota, ambientata nell' Urbe, Sienkiewicz divenne romano a pieno titolo. Di fatto per moltissimi italiani e romani in particolare il romanzo dei tempi di Nerone divenne una sorta di poema nazionale. Altro polacco di Roma può considerarsi il pittore Henryk Hektor Siemiradzki, contemporaneo di Sienkiewicz, all' epoca celeberrimo in Italia, oggi pressoché dimenticato che a Roma trascorse 30 anni della sua vita (1872-1902). Se Siemiradzki è coprotagonista della presente opera, in qualche modo aspira a esserlo anche un altro pittore polacco, Jan Styka, uno degli illustratori del romanzo dei tempi di Nerone. È il suo dipinto Quo vadis Domine?, conservato presso la chiesa di San Stanislao a Roma, è stato scelto a ornare il frontespizio del presente opera, pensata per celebrare i 160 dalla nascita di Sienkiewicz, i 120 dalla stampa del libro ma, soprattutto, il centenario della morte dell' autore che ricorre il 15 novembre di quest' anno. Il coincidere di tanti anniversari ha indotto il Senato della Repubblica Polacca, nel gennaio scorso, a proclamare il 2016 anno sienkiwicziano. In Polonia le opere di Sienkiewicz, specie il suo più celebre romanzo, vengono lette al pubblico negli auditori e per radio. Va ricordato che nel 2016, conl' alto patronato del presidente della Repubblica Andrzej Duda, Quo vadis? è stato proclamato libro polacco dell' anno. Si proiettano in varie occasioni i film tratti da Quo vadis?, in particolare quelli per la regia di Marvyn LeRoy (1951) e di Jerzy Kawalewrowicz (2001).

Jerzy Miziolek è professore ordinario presso l' Istituto di Archeologia dell' Università di Varsavia e svolge inoltre l' insegnamento di Communicazione Visiva all' Università Umanistica di Varsavia. Ha pubblicato, tra l' altro, Soggetti classici sui cassoni fiorentini alla vigilia del Rinascimento (1996), Muse, Bacchanti e Centauri: i capolavori della pittura pompeiana e la loro fortuna in Polonia (2010). Ha curato inoltre il volume su Chopin e l' Italia, edito nel 2015 dall' Istituto Fryderyk Chopin di Varsavia, che contiene un suo saggio sugli anni di formazione del musicista a Varsavia. Sta preparando l' edizione critica della descrizione di Roma, scritta da August F. Moszyñski nel 1786, e un libro su Francesco Smuglewicz, il pittore polacco attivo a Roma tra il 1763 e il 1784.

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