Un luogo scomodo
Giulio Einaudi Editore
Translation by M. Baiocchi.
Torino, 2024; bound, pp. 376, ill.
(Frontiere Einaudi).
series: Frontiere Einaudi
ISBN: 88-06-26354-4
- EAN13: 9788806263546
Period: 1960- Contemporary Period
Places: Out of Europe
Languages:
Weight: 0.63 kg
Nel 2021 Jonathan Littell e Antoine d'Agata iniziano a lavorare insieme a un libro su Babyn Yar, il luogo alla periferia di Kyiv in cui avvenne il massacro nazista del 1941. Poi il 24 febbraio 2022 la Russia invade l'Ucraina. Gli orrori di un'epoca lontana riecheggiano assordanti: lo scrittore e il fotografo ricominciano allora da un'altra prospettiva, testimoni diretti delle atrocità di una nuova guerra. Tra le cicatrici di un passato sepolto e le ferite laceranti del presente, "Un luogo scomodo" è il racconto per parole e immagini di un viaggio attraverso un'Ucraina piena di dolore, che aspira solo a una qualche forma di pace e normalità. Un luogo, che cos'è? Un luogo in cui sono successe cose, cose orribili? Un luogo concreto, di cui si sono cancellate e si continuano a cancellare le tracce, ma che rimane carico di memoria, una memoria sotterrata come lo sono stati i corpi, ripiegata sotto la terra spianata? L'Ucraina, da tanto tempo, è piena di questi «luoghi scomodi» che mettono a disagio tutti: crimini dello stalinismo, crimini nazisti, crimini dei nazionalisti, crimini russi; i massacri si susseguono su questo territorio ferito, che aspira solo a una qualche forma di pace e di normalità. Prima dell'invasione russa dell'Ucraina, Antoine d'Agata ed io avevamo cominciato a girare in lungo e in largo per Babyn Yar, il luogo in cui nel 1941 avvenne il massacro degli ebrei di Kyiv e poi di decine di migliaia di altre vittime. La guerra ha interrotto il nostro lavoro. Lo abbiamo ripreso poco dopo in un'altra forma e in un altro luogo, a Buca, la cittadina alla periferia di Kyiv divenuta tristemente famosa per le atrocità lì perpetrate dalle truppe di occupazione russe. Di nuovo un luogo dove sono successe cose; di nuovo un luogo di cui si cancellano subito le tracce. Circolare, circolare. Allora come scrivere, come fotografare quando non c'è letteralmente niente da vedere, o quasi? (J. L.)