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Facoltà di architettura di Genova. Ignazio Gardella, Luciano Grossi Bianchi

Alinea Editrice

Firenze, 2005; paperback, pp. 36, b/w and col. ill., cm 23x22.
(Momenti di Architettura Contemporanea. 15).

series: Momenti di Architettura Contemporanea

ISBN: 88-8125-963-X - EAN13: 9788881259632

Subject: Architects and their Practices,Civil Architecture/Art,Towns

Period: 1960- Contemporary Period,No Period

Places: Ligurian,No Place

Languages:  italian text  

Weight: 0.18 kg


Due ingegneri architetti, a diverso titolo coinvolti nelle vicende dell'architettura moderna a Genova, contribuiscono con i loro progetti a trasformare una delle parti più antiche nel cuore di questa città, per insediarvi la sede della nuova Facoltà di Architettura. Primo nucleo abitato a partire dal VI secolo a.C., nell'alto Medioevo quest'area costituisce il cosiddetto castrum Januae, attorno al quale si insediano nel tempo chiese, una sede vescovile, un monastero, poi oggetto di successive trasformazioni d'uso. Dopo i devastanti bombardamenti subiti nel corso del secondo conflitto mondiale, l'area del Castello fu studiata dapprima da Daneri, poi da Gardella, che nel 1969 fu incaricato di elaborare un Piano Particolareggiato per l'intera area. La previsione di un nuovo insediamento universitario come sistema aperto, attraverso il nuovo senso offerto a percorsi, strade, piazze e giardini, intende strutturare nell'area fertili relazioni con l'impianto urbano esistente: il piano di Gardella configura un insieme sistematico di opere - tra cui spicca il nuovo edificio lineare dell'università - che per la loro conformazione e per il rapporto che intrattengono con gli spazi pubblici, determina una sorta di "tetto-giardino" affacciato verso il mare, nel quale emergono insieme ai nuclei conventuali e agli isolati preesistenti, nuovi edifici e grandi spazi vuoti, incisi da geometriche piazze. Nel 1975, a pochi anni dall'approvazione del Piano, viene affidato allo stesso Gardella il progetto della nuova sede universitaria e a Grossi Bianchi, allievo di Daneri, il progetto del restauro degli edifici contermini. La lungimirante scelta, circa dieci anni dopo, di insediare qui la nuova sede della Facoltà di Architettura di Genova, determina una vera svolta nella vicenda. Il nuovo alto edificio lineare di Gardella non solo è riconosciuto come una delle opere più significative dell'architettura italiana di quegli anni, ma a distanza di anni come uno dei tratti distintivi di questa città. Il sistema costruttivo di questo edificio si impone quale regola di composizione, capace di governare con la sua imponente plasticità il rapporto dello stesso complesso con i contrasti volumetrici e la tormentata conformazione del suolo genovese. Il restauro del vicino chiostro, del convento delle Monache di Pisa, e del Palazzo del Vescovo, progettato da Grossi Bianchi, consente non solo di definire nuovi importanti spazi della Facoltà - oltre agli uffici dei dipartimenti, l'aula delle tesi di laurea e altri spazi espositivi, la presidenza, la biblioteca - ma anche di dar luogo a una sperimentale composizione dove, secondo l'attenta lettura condotta in questo libro da Moriconi, Grossi Bianchi tenta la difficile strada della compresenza di diverse tecniche ed episodi formali, in cui le differenze e i molteplici linguaggi delle preesistenze non vengono normalizzati, ma semmai ricondotti a una complessa labirintica identità, in cui frammenti dell'esistente sono accostati a nuove figurazioni.

Mauro Moriconi (Genova 1962) laureato in architettura è dottore di ricerca in Problemi di metodo nella progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Genova. Dal 1990 svolge l'attività professionale, collaborando con diversi studi di architettura e lavorando in proprio dal 1994. Tra le principali realizzazioni: il restauro del Parco delle Rimembranze a Rapallo (con Alessandro Massarente), la riqualificazione di strade del centro storico di Levanto e una casa monofamiliare a Genova (entrambi con Stefano Falsini). Dal 2003 collabora con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Liguria, collaborando alla realizzazione di diversi restauri. Ha partecipato singolarmente e in gruppo a diversi concorsi di architettura tra cui: il concorso Edoardo Benvenuto, 1999 (1° premio) e il concorso per la sistemazione dell'ex Mercato ortofrutticolo, 2001 (2° premio). Ha svolto attività didattica presso la Facoltà di Architettura di Genova, come professore a contratto e collaborando a diversi corsi di Progettazione architettonica. Ha tenuto, inoltre, attività seminariali in altre università. Ha pubblicato i volumi: S come Siza. Escola Superior de Educação de Setúbal. 1986-1994 di Álvaro Siza y Vieira, Joshua Libri, Sestri Levante 1999 (con Patrizia Burlando) e Genova 900. L'architettura del Movimento Moderno, Testo & immagine, Torino 2004 (con Francesco Rosadini), oltre a diversi saggi su riviste di architettura, tra cui Le misure di le Corbusier (1996) e Timeo o la proporzione (1998), entrambi su "Spazio e Società".

Ignazio Gardella (Milano 1905-1999) è certamente una delle figure fondamentali dell'architettura italiana del XX secolo. Nato da una famiglia di architetti, si laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano nel 1929 (la laurea in architettura allo IUAV nel 1949). Nel periodo universitario entra in contatto con tutti gli altri giovani protagonisti della scena milanese (Albini, BBPR, Figini e Pollini, Romano, Persico etc.) con cui prende parte attiva alla creazione del Movimento Moderno italiano. Nel 1949, viene invitato da Giuseppe Samonà ad insegnare allo IUAV, dove inizia il suo impegno didattico che manterrà fino al 1975 e che lo porterà ad essere nominato professore ordinario nel 1962. Sono innumerevoli le opere ed i progetti che Gardella realizza nella sua lunga carriera professionale, iniziata prima di laurearsi con il padre Arnaldo. Tra esse si rammentano: la ristrutturazione della Villa Borletti a Milano (1935), il dispensario antitubercolare di Alessandria (1934-38), la redazione, con altri, del piano Milano-Verde (1944), le case Borsalino ad Alessandria (1952), la Galleria d'Arte Contemporanea PAC a Milano (1954), la casa alle Zattere a Venezia (1958), la mensa Olivetti ad Ivrea (1958), gli uffici Alfa Romeo ad Arese (1969), il progetto per il teatro di Vicenza (1969), la Facoltà di Architettura di Genova (1989), il Teatro comunale Carlo Felice a Genova (con Aldo Rossi ed altri, 1990). Numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra i quali: premio nazionale Olivetti per l'architettura (1955), la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte (1977), il Leone d'Oro alla carriera dalla Biennale di Venezia (1996), i titoli di Membro onorario del RIBA, di Membro dell'Accademia di San Luca e Socio onorario dell'Accademia di Belle Arti di Brera. L'attività pubblicistica di questo autore, si estende durante tutta la sua carriera attraverso articoli e progetti pubblicati in tutte le maggiori riviste nazionali ed internazionali. Per avere un compendio delle sue principali idee si può far riferimento alla ampia e lucida intervista realizzata da Antonio Monestiroli (L'architettura secondo Gardella, Laterza, Roma 1997).

Luciano Grossi Bianchi (Genova 1922) rappresenta a Genova uno dei più rigorosiesponenti della terza generazione degli architetti moderni. Si laurea alla Facoltà di Ingegneria di Genova nel 1946. Assistente di Luigi Carlo Daneri, nella stessa facoltà, inizia la carriera universitaria. Professore ordinario di progettazione architettonica, dal 1979 al 1995, ha ricoperto ruoli di primo piano nella nuova Facoltà di Architettura di Genova, tra cui direttore dell'Istituto di progettazione. Ha sempre affiancato all'attività accademica un'intensa attività professionale, che inizia con la fruttuosa collaborazione con Luigi Carlo Daneri che lo porterà a co-firmare il progetto del quartiere INA Casa di Bernabò Brea (1951-55) e quello di Forte Quezzi (1957-67), opere di grande fortuna critica. Tra il 1960 e il 1971 ultima il Museo Chiossone di Mario Labò e ne realizza l'allestimento. Negli anni successivi realizza diverse opere a Genova e in Liguria, spesso in collaborazione con Cesare Fera con cui per molto tempo condivide lo studio. Tra esse si ricordano, l'Istituto Champagnat (1960-62) il Liceo Artistico Niccolò Barbino (1958-68), la chiesa di Santa Maria della Vittoria alle Mura degli Angeli (1960-64). Firma inoltre diverse opere di restauro tra cui quello di Santa Maria di Castello (primafase 1962-65), del museo di Castello D'Albertis (1973-92), del Tribunale dei minorenni (1982-89). Si ricorda anche l'elaborazione del piano di recupero della zona della Maddalena (1981), uno dei sei studi-pilota del centro storico di Genova. Bisogna infine menzionare le originali ricerche di storia urbana che ha condotto negli anni. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Catalogo delle ville genovesi (con altri autori, Italia Nostra, Genova 1967), Una città portuale del medioevo. Genova nei secoli X-XVI, (SAGEP, Genova 1979) redatto assieme ad Ennio Poleggi, Il centro storico del Poggio di Sanremo in età preindustriale (Università degli Studi, Genova 1986), Il porto del Comune e gli approdi delle consorterie in Città portuali del Mediterraneo (SAGEP, Genova 1989)

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