La politica estera italiana fra le due guerre: 1918-1940. Vol. 1: Dalla fine della Grande guerra ai trattati di Locarno (1918-1925)
Pacini Editore - Giuridica
Ospedaletto, 2019; paperback, pp. 768.
(Storia).
series: Storia
ISBN: 88-3379-106-8
- EAN13: 9788833791067
Subject: Historical Essays
Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period,1960- Contemporary Period
Places: Italy
Languages:
Weight: 1 kg
Il presente volume (primo di un'opera più vasta che abbraccerà la politica estera italiana fra le due guerre) è dedicato al periodo ricompreso fra gli armistizi e i trattati di pace di Parigi, che hanno posto fine alla "grande guerra", e gli accordi di Locarno dell'ottobre-dicembre 1925, che segnarono la conclusione del primo dopoguerra, con la riammissione della Germania di Weimar nel "concerto"delle grandi potenze. Questo periodo ricomprende la politica estera dei cinque governi liberali del dopoguerra (Orlando, Nitti, Giolitti, Bonomi e Facta) e, dal 31 ottobre 1922, l'esordio del governo Mussolini, con tutte le connesse e complesse problematiche di continuità/discontinuità della politica estera di quest'ultimo governo rispetto a quella dei precedenti. La conferenza della pace consacrò l'Italia fra le "grandi potenze" vincitrici del conflitto (unitamente alle alleate Inghilterra e Francia e all'associato Stati Uniti) e, con i trattati di Locarno, tale ruolo venne ancor più esaltato, in quanto Roma fu chiamata, unitamente all'Impero inglese (e cioè a quello che allora era considerato la massima potenza mondiale, in conseguenza della politica isolazionista assunta da Washington) a garantire il patto franco-tedesco per i confini renani. Il volume indaga - fra l'altro - se, in questi sette anni del primo dopoguerra, al riconosciuto rango ufficiale abbia corrisposto anche un ruolo effettivo di "grande potenza" dell'Italia nelle relazioni internazionali. L'ambizione dell'autore sarebbe quella che ciascun lettore fosse in grado di meglio comprendere gli avvenimenti di quel periodo, storicizzandoli e sottraendoli quindi (a distanza di ormai un secolo) alla persistente tentazione di un uso politico della storia.