La Prima Rivoluzione Industriale tra Politica Economica ed Etica. Vincolismo, Liberalismo, Socialismo, Democrazia
P. Fernando Giorgetti
Edizioni ETS s.r.l.
Pisa, 2009; paperback, pp. 374, cm 17x24.
ISBN: 88-467-2265-5 - EAN13: 9788846722652
Subject: Historical Essays
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Weight: 0.6 kg
In una pluridisciplinare ottica - storica, giuridica, scientifica, filosofica, politologica, religiosa ed economica -, questo lavoro si muove verso una rilettura ed una reinterpretazione della genesi e del significato della prima rivoluzione industriale, cercando di far emergere le radici (e gli equivoci) di non poche cristallizzazioni ideologiche, politiche e storiografiche, createsi tra il "liberismo" di Smith e di Ricardo ed il "socialismo scientifico" di Marx e di Engels. L'opera enuclea e ricostruisce il doloroso peso di quelle cristallizzazioni, che mandarono in frantumi le possibilità di una fusione delle nobili eredità dell'umanesimo europeo con le nuove prospettive dell'economia, togliendo un volto ed un significato umano ai complessi e possenti meccanismi produttivi, commerciali e monetari del mondo moderno e contemporaneo. Sulle orme dell'eredità culturale rosselliana ed azionista - e della prospettiva mazziniana, che ne fu l'originaria radice risorgimentale -, questo lavoro contesta la fatalità e l'inesorabilità dei tanto dolorosi effetti sociali, umani ed etici del processo produttivo messo in moto dalla rivoluzione industriale, rievocando forme ed appelli di un (pur storicamente mancato) recupero della possibile umanità della realtà produttiva ed economica, che, dagli anni iniziali dell'esilio londinese a quelli dell'Internazionale Operaia, sempre caratterizzò la democrazia sociale di Mazzini.
Su questa linea, l'autore porta anche sul versante economico la lettura delle rivoluzionarie acquisizioni filologiche e politologiche che Salvo Mastellone ha derivato dal suo pluridecennale impegno sulle fonti documentarie ed archivistiche da lui rintracciate in Inghilterra.
Ancora su questa linea, l'autore si confronta con le tesi della "California School", secondo le quali la rivoluzione industriale fu sostanzialmente esito di circostanze fortuite, all'interno di un'omogeneità spazio-temporale senza fratture storiche e senza alcuna "tipicità" o "eccezionalità" dell'esperienza europea, non sottrattasi al determinante condizionamento del peso dell'Asia e dell'Oriente nell'economia del sistema-mondo. L'opera conclude con una risposta negativa a tali ipotesi di lettura e con un rifiuto della riduzione del cammino dell'Europa ad una "aberrazione" della storia, in quanto fortuito risultato di fattori agenti in modo sostanzialmente omogeneo sull'intera scena mondiale.
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