Manet. Incisioni. [Con DVD]
Piervaleriano Angelini - Enrico Ghezzi - Chiara Gatti
Lubrina Editore
Ponteranica, BOPO, Bocciodromo, June 21 - August 3, 2008.
Ponteranica, Bopo Bocciodromo, June 21 - August 3, 2008.
Edited by Bramani O.
Bergamo, 2008; paperback, pp. 88, ill., 30 b/w plates, cm 22,5x24,5.
(Antiche Collezioni).
series: Antiche Collezioni
ISBN: 88-7766-376-6 - EAN13: 9788877663764
Subject: Essays (Art or Architecture),Monographs (Painting and Drawing)
Period: 1800-1960 (XIX-XX) Modern Period
Places: Europe
Languages:
Weight: 0.46 kg
Alla scoperta dell'anima grafica di Édouard Manet (Parigi 1832 - 1883), ossessionata da quell'insaziabile bisogno di reale che anche nel bianco e nero, così come accadeva parallelamente in pittura, trovò nel maestro impressionista un pioniere straordinario: dopo il successo ricosso nel 2007 con la mostra dedicata a "Le Carceri" di Piranesi, dal 21 giugno al 3 agosto 2008 il BOPO Bocciodromo di Ponteranica (Bergamo) ospita la mostra "Manet. Incisioni" che offre al pubblico l'occasione di conoscere il capitolo affascinante - ma ancora poco noto rispetto a quello relativo alla produzione pittorica - che l'artista segnò nella storia dell'incisione, riuscendo a tradurre sulla lastra il verbo realista e le vibrazioni atmosferiche delle sue immagini a colori.
Organizzata dal Comune di Ponteranica in collaborazione con Galleria Ceribelli, Lubrina Editore e Associazione Pensieri e Parole, l'esposizione presenta trenta incisioni realizzate da Manet tra il 1860 e il 1882 utilizzando le tecniche dell'acquaforte, dell'acquatinta e della puntasecca.
Acquistate nel 1905 da Alfred Strölin per essere tirate in 100 esemplari, le trenta lastre rappresentano una raccolta esaustiva della produzione dell'artista. Furono infatti selezionate come le opere più indicative della sua ricerca sul mezzo per dar vita ad una delle tre maggiori edizioni postume dedicate all'esperienza grafica del maestro. Nel caso di Manet, infatti, le pubblicazioni postume risultano indispensabili per lo studio della sua ricerca grafica, non essendo mai state realizzate da lui o dagli stampatori con cui all'epoca lavorava vere e proprie edizioni panoramiche della sua produzione.
Nelle incisioni in mostra si incontrano soggetti di riproduzione, ispirati cioè ai suoi quadri o alle tele di altri maestri - come Il chitarrista spagnolo, derivato dal suo olio oggi al Metropolitan di New York, o I piccoli cavalieri, trascrizione grafica di un dipinto di Velasquez conservato al Louvre. Ma anche invenzioni, personaggi, scene di genere, nature morte, ritratti, tra cui l'effigie di Baudelaire al quale si deve il debutto del giovane Manet, nella Société des Aquafortistes (nel 1862, con I gitanii) e dunque nel mondo dell'incisione.
Tra le prove migliori si segnalano Lola di Valenza, derivata dal celebre dipinto oggi conservato al Louvre e La toilette. Curiosa anche la versione calcografica di Olympia, un po' femme fatale un po' venere moderna: tratta dal quadro presentato al Salon del 1865 fra l'indignazione e il biasimo di tutti, l'incisione strega lo spettatore con lo stesso mix di classicità e moderna seduzione, che hanno fatto del dipinto un capolavoro di rottura nella storia dell'arte.
Anche dal punto di vista tecnico le incisioni esposte consentono di rileggere tutte le fasi essenziali della ricerca grafica dell'artista - che alterna periodi concentrati sulla resa atmosferica e sull'effetto pulviscolare della luce a brani incredibilmente "sintetici" - e svelano un vocabolario personalissimo, fatto di diversi elementi: lo studio di maestri come Rembrandt, Goya, Canaletto, Callot e Tiepolo unito all'emergenza di attualità, il clima esotico registrato nei soggiorni in Spagna, l'essenzialità compositiva scoperta nell'arte giapponese, la semplicità della composizione, gli improvvisi scarti tonali, la spontaneità del disegno, l'uso istintivo e quasi automatico del tratto, quasi che considerasse la lastra come un blocco fortuito per gli appunti. Ma soprattutto l'abitudine a tracciare le forme in libertà, senza premeditare i soggetti, a restituire istanti di "vita vera" freschi come uno scatto fotografico, genuini come un bozzetto.
In filigrana, un unico filo rosso: quel gusto dell'impressione che emerge dalla presa diretta di immagini del quotidiano e si manifesta in un segno libero e istintivo che insegue inediti effetti atmosferici e svela gli umori dei personaggi indagati con rara e seducente introspezione.
Questi gli ingredienti di quella che Baudelaire definì "la scoperta di un meraviglioso quotidiano" di Manet, nella grafica così come nella pittura.
Ad accompagnare l'itinerario espositivo è un video, realizzato da Piervaleriano Angelini in collaborazione con Sara Damiani - del CAV . Centro Arti Visive dell'Università degli Studi di Bergamo, che entra letteralmente nel microcosmo di ogni singola incisione consentendo al pubblico di apprezzarne appieno segni e dettagli.